Breaking Bad incontra le camicie nere sotto la Mole. Quattro neofascisti tra i 20 e i 24 anni sono stati arrestati a Torino con l’accusa di voler uccidere due rivali in amore utilizzando la ricina, sostanza mortale per l’uomo che si estrae dai semi del ricino, la pianta utilizzata per il famoso olio dagli effetti lassativi che, durante il ventennio, gli squadristi della Milizia facevano bere agli oppositori. Ma oltre all’ovvio riferimento storico c’è anche un riferimento alla cultura pop. Walter White, il protagonista della popolare serie televisiva Breaking Bad, in due occasioni produce la ricina in un laboratorio clandestino per uccidere due avversari.
E, proprio come Walter White, i quattro ragazzi, che volevano eliminare due “camerati” colpevoli di essersi fidanzati con ragazze delle quali un paio di loro erano innamorati, avevano messo su un laboratorio chimico clandestino nel garage di casa di uno di loro, dove oltre alla potente tossina intendevano fabbricare anche droghe sintetiche, per poi vendere entrambe tramite il deep web.
Uno degli arrestati lo scorso ottobre aveva cercato di comprare materiale per fabbricare una pistola in polimeri con una stampante 3D. Fu quel tentato acquisto a far partire le indagini del sostituto procuratore Manuela Pedrotta, che il 21 dicembre avrebbero portato alla scoperta del laboratorio a Bra, nel cuneese, e all’arresto in flagranza del “chimico” della banda. Nel garage erano stati sequestrati alcuni contenitori con sostanze da utilizzare per la lavorazione dei semi di ricino. Le analisi di laboratorio ordinate dalla magistratura sui campioni hanno confermato quali fossero i piani del gruppo. I quattro giovani sono stati arrestati dai carabinieri del reparto anticrimine di Torino per tentato omicidio aggravato e continuato, produzione e detenzione di aggressivo chimico e tentata fabbricazione di arma da fuoco clandestina.
Nel novembre 2018, durante la festa Torino “Bloccoparty 2018” organizzata da CasaPound al circolo Asso di Bastoni di Torino, i quattro – sempre secondo quanto risulta dalle indagini – avevano già tentato di avvelenare una delle due vittime predestinate versando una dose di ricina in un bicchiere di vodka che le era stato poi offerto. In quell’occasione il piano era fallito perché la ricina non si era del tutto diluita, depositandosi sul fondo del bicchiere. Il giovane che aveva bevuto la vodka, a distanza di due giorni, aveva comunque accusato fortissimi dolori allo stomaco con attacchi di vomito.
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