Cronaca

Viaggio nelle città sostenibili. Catania vuole usare al meglio i fondi europei

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Mattes René / AFP

Piazza del Duomo a Catania

Passa attraverso un migliore utilizzo dei fondi europei e una vera e propria rivoluzione amministrativa la strategia con la quale Catania vuole raggiungere gli obiettivi di piena sostenibilità. Una scelta che sta cominciando a dare risultati concreti.

“Nei mesi scorsi – spiega il Sindaco di Catania,  Salvo Pogliese – per esempio, siamo riusciti a rilasciare in appena 17 giorni tutte le autorizzazioni al Consiglio Nazionale delle Ricerche per realizzare un centro di ricerca per nuove tecnologie, un investimento di 40 milioni di euro con un indotto di oltre cento unità di personale specializzato che avrà occupazione. In un caso una concessione edilizia è stato consegnata al titolare, in appena 24 ore, un record forse non solo italiano”.

Cosa dice il rapporto FEEM

Riuscire ad attrarre nuovi investimenti è una strategia cruciale. I dati raccolti dai ricercatori Fondazione Eni Enrico Mattei (FEEM) e pubblicati nel rapporto “Per un’Italia sostenibile: l’SDSN Italia SDGs City Index 2018” mostrano infatti che Catania deve investire molto per raggiungere li obiettivi di sostenibilità. La ricerca ha misurato, per ciascuna delle città capoluogo di provincia italiane, la percentuale di attuazione delle politiche di sostenibilità così come sono state definite dall’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite. Si tratta in tutto di un percorso che punta a individuare 16 obiettivi che tengono conto di diversi indicatori economici (reddito, distribuzione, lavoro, infrastrutture, innovazione), ambientali (qualità dell’aria, acqua, rifiuti, energia sostenibile), sociali (partecipazione, cooperazione, assistenza), di salute (aspettativa di vita, obesità) e di istruzione.

L’obiettivo è quello di mettere a disposizione di amministratori, cittadini, e comunità, uno strumento che permetta di monitorare il grado di efficacia delle misure adottate e di calibrare così al meglio l’azione amministrativa e di governo delle città.

I punti forti di Catania

“Si tratta – ha detto Pogliese – di un buon indicatore utile soprattutto per le politiche sociali e della riqualificazione ambientale, due temi su cui siamo impegnatissimi: i tecnici mi dicono che il report contiene proiezioni sufficientemente aderenti alla realtà, dati su cui anche gli uffici amministrativi si riconoscono e che valutano significativamente utili per una roadmap delle azioni da sviluppare”. Ci sono poi elementi che vanno considerati. “Qualcuno dei sedici indicatori non individua in concreto le azioni che si stanno sviluppando. Mi riferisco, per esempio, alle azioni di partenariato pubblico-privato su cui puntiamo per accedere ai fondi comunitari. Mi rendo conto però dell’empiricità degli indicatori, che talvolta però non colgono l’essenza di una rivoluzione amministrativa che abbiamo avviato. puntando sulla semplificazione”.

Una città con grandi potenzialità

Tuttavia, il quadro che emerge dalla verifica degli indicatori che compongono l’indice e che riguardano la città di Catania, è significativo. “L’analisi  – dice il Sindaco – pare sostanzialmente in linea con una città dalle grandi potenzialità che per ragioni storiche e di contesto socio-economico tipiche dei contesti urbani del Sud Italia e della Sicilia, non riesce a sfruttare le notevoli possibilità di crescita e sviluppo. Camminiamo con il freno a mano tirato, che nelle statistiche del rapporto elaborato da FEEM, sono le zone d’ombra, difficoltà ataviche di realtà che vivono condizioni di oggettiva difficoltà”.

La città, nel dettaglio

Entrando nel merito, i dati mostrano che Catania è sulla buona strada per almeno 6 dei sedici obiettivi definiti dall’Agenda con percentuali superiori al 50 per cento. In particolare quelli che riguardano la lotta alla povertà, e quelli che riguardano la salute e il benessere dei cittadini, lo smog e il verde pubblico. Si tratta di un primo traguardo che va consolidato. “L’impegno – spiega Pogliese – è finalizzato, anzitutto, all’accesso ai fondi comunitari dei piani europei 2013/2020, potenziando per esempio il ricorso al Trasporto Pubblico Locale come mezzo ordinario di movimento delle persone. Catania ha una metropolitana cittadina che va sviluppata e un piano degli autobus cittadini da riordinare, per dare maggiore efficienza anche su gomma, integrato con quello del Metrò che entro tre anni contiamo di allungare fino all’aeroporto da un lato e ai comuni della cintura etnea dall’altro”.

Note dolenti

Di contro però ci sono altri temi sui quali occorre lavorare con maggiore impegno, dal momento che gli indicatori rilevano una maggiore distanza dagli obiettivi di sostenibilità. In particolare il numero 2 quello che riguarda l’accesso al cibo, il 4 relativo alla istruzione e poi, rifiuti, acqua, uguaglianza di genere. “I dati negativi registrati nel Rapporto Per un’Italia sostenibile: l’SDSN Italia SDGs City Index 2018  sono i drammi – chiarisce il Sindaco Pogliese – su cui ci confrontiamo quotidianamente, vedi quello delle condizioni di povertà per cui abbiamo una task force di assistenti sociali sempre operativa insieme a volontari eccezionali. Funziona un piano di interventi con il privato sociale e il volontariato che funziona abbastanza bene e che stiamo incentivando in ogni modo: non dobbiamo dimenticare che siamo un Comune in dissesto economico-finanziario, la più grande città italiana che ha dichiarato fallimento e i nostri spazi di manovra sono risicati. Crediamo molto, tuttavia, nel concetto di sussidiarietà in una città che soffre per le condizioni di degrado sociale che hanno radici antichissime: per aiutare i più deboli e ridurre le disuguaglianze non solo di genere che purtroppo ancora registriamo, riteniamo che la divisione dei compiti tra pubblico e privato sia la strada giusta. La raccolta dei rifiuti è in una condizione drammatica in tante città del sud e purtroppo non facciamo eccezioni. Abbiamo trovato sei mesi fa quando ci siamo insediato valori della differenziata vicini al 5 per cento e ora stiamo gradualmente risalendo la china: siamo arrivati alla doppia cifra e in pochi mesi contiamo di toccare quota 30 per cento”.

Come invertire la tendenza negativa

Per poter invertire la china, occorre mettere in campo una capacità di programmazione degli interventi che riesca a traguardare il lungo periodo. “Inutile negare che siamo in grande ritardo, le emergenze purtroppo impediscono una pianificazione delle azioni di programmazione. Tuttavia stiamo rimodulando alcuni progetti dei fondi destinati alle urbane metropolitane e quelli dei programmi strutturali comunitari, finalizzandoli ai temi di Agenda 2030. Ambiente, lotta alle povertà, grandi opere sostenibili, educazione e istruzione delle giovani generazioni, sviluppo di progetti innovativi e Smart City sono temi su cui siamo impegnatissimi, anche per recuperare il tempo perduto”. La scadenza del 2030 impone però impegni concreti.

“Abbiamo una prospettiva di governo della città che è decennale. Io stesso – dice Salvo Pogliese – ho appena 46 anni, ho vissuto da parlamentare europeo la nascita di Agenda 2030 e metterò tutte le mie energie per centrare l’obiettivo, compatibilmente alle tante difficoltà che sono specifiche e comuni, purtroppo, alle aree metropolitane del Sud. La resilienza tipica della nostra gente e della nostra terra, tuttavia, è il viatico migliore per migliorare le condizioni di vivibilità di una Città che vuole risalire nelle classifiche, ma soprattutto diventare godibile per chi vi abita, accogliente e funzionale per turisti e visitatori, che per fortuna a Catania sono in costante aumento”.

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