AGI – Appena un anno fa al Lido di Venezia si cominciava a discutere di Intelligenza artificiale e scrittura creativa. L’occasione era offerta dal primo panel organizzato da WGI, il sindacato degli sceneggiatori, chiamato a dare risposta ai dubbi e soprattutto alle paure degli autori. L’appuntamento è stato replicato a margine di questa edizione della Mostra, anche per fare un bilancio di un anno in cui molte cose sono cambiate. AGI ne ha parlato con Vinicio Canton e Andrea Traina, sceneggiatori, esperti di IA e membri del direttivo della WGI.
“In quest’anno c’è stata un’impennata clamorosa nell’IA generativa di immagini e video” dice Traina, “salto che non c’è stato per quanto riguarda la generazione di testi, il che ci conferma che in realtà c’è un limite rispetto alla creazione di testi che, per come funzionano le IA non può essere superato”.
Sembra scemare anche la paura che un bot possa prendere il posto di un autore in carne e ossa.
“È uno strumento che richiede un manovratore esperto” aggiunge Traina, “tanta legna da ardere ma la scintilla deve essere la creatività umana”.
Canton cita un esempio di scrittura vissuta: “Ho usato chatGPT per un tempo verbale che non suonava, ma quando sono entrato nello specifico e l’IA mi ha proposto un testo, ne ha banalizzato il contenuto” racconta, “il che mi ha messo di fronte a una realtà: forse sono io che sto scrivendo in modo troppo complicato”.
Ma non c’è a questo punto un rischio di banalizzazione del contenuto, di un appiattimento verso il basso sia dei contenuti che dello stile nel linguaggio cinematografico e televisivo?
“Il rischio c’è” ammette Traina, “ma il problema è che c’è una domanda di banalità e lì devono essere gli sceneggiatori a opporsi a questa deriva. Ma la chiave della creatività nell’originalità dell’approccio che si ha a un tema e quella l’IA non potrà mai offrirlo. Ci potrà essere il sistema che scrive la prossima puntata della soap banale, ma non sarà mai in grado di scrivere nemmeno una scena di una serie innovativa, proprio perché, per sua natura, si basa sul già scritto e già detto”.
In questi dodici mesi, tuttavia, anche le capacita’ dell’IA si sono sviluppate, soprattutto nel mantenere il focus sul contesto.
“Il prossimo passo”, dice Traina, “potrebbe essere l’utilizzo dell’IA per valutare un progetto. Ma questo vale tanto per i produttori quanto per gli sceneggiatori e potrebbe innescare un meccanismo virtuoso che spinga gli autori in carne e ossa a superare l’IA e sforzandosi di realizzare progetti più originali, intelligenti e meno banali”.
L’impatto dell’IA si avrà anche verosimilmente sui contratti di lavoro – WGI ha portato a termine con un giuslavorista una bozza di contratto di categoria che finora non esisteva nel settore – e secondo Canton uno dei pregiudizi da sconfiggere è che un lavoro, se realizzato con l’ausilio dell’IA, debba valere meno. “Per usare in maniera efficace ed efficiente l’IA si deve essere aggiornai e alzare il proprio livello professionale. Pensare che questo abbassi il compenso o il valore economico, è una aberrazione.
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