In questi giorni di emergenza coronavirus si moltiplicano in tutta Italia i flash mob ‘a distanza’ promossi dai tam tam sui social. Un modo per sentirsi vicini nonostante le limitazioni imposte per evitare il contagio. Dai balconi e dalle finestre via libera a musica e a canzoni. Da Milano a Reggio Calabria, gli italiani si sono affacciati inoltre per un lungo applauso a medici e infermieri impegnati ogni giorno in prima linea. E anche il mondo dello spettacolo e della musica si è mobilitato. All’insegna di #IoSuonoDaCasa gli artisti hanno voluto rendere testimonianza ed essere solidali con la situazione di crisi che sta vivendo tutta l’Italia ‘blindata’. Tra i primi musicisti ad aderire a queste iniziative, il trombettista jazz Paolo Fresu che in un video, postato sulla sua pagina Facebook, invitava il Paese a restare a casa per riscoprire “altre socialita’”.
Ora pero’ Fresu chiama a raccolta tutto il mondo dello jazz, ma anche tutti i professionisti del settore musicale e gli appassionati, per un’altra importante iniziativa: la petizione #velesuoniamo lanciata, spiega all’AGI insieme ad Ada Montellanico (artista e Presidente IJVAS – Associazione Il Jazz va a Scuola) e Simone Graziano (Artista e Presidente MIDJ- Associazione Musicisti italiani di Jazz) per far luce sul difficile momento del settore (si stima una perdita fino a pochi giorni fa di circa 8 miliardi di euro) e chiedere al governo non solo di proteggere la categoria ma anche di rivalutare un settore messo troppe volte in disparte.
“La musica in questo momento è occasione di incontro e di coesione” e “i flash mob rappresentano un momento corale bellissimo – dice Fresu all’AGI – e trovo che sia una delle tante bellezze del nostro Paese. L’Italia sta rispondendo in maniera straordinaria a questo difficile momento che sta attraversando. Ed è proprio ora che bisogna dimostrare la forte coesione che caratterizza tutti i musicisti italiani, nonché raccontare l’incidenza della musica sulla realtà artistica e culturale italiana”.
Ma, aggiunge, “dobbiamo uscire da questa crisi con una nuova visione della professione del lavoratore dello spettacolo. E’ importante reimpostare il principio dei lavoratori dello spettacolo affinché chiusa la crisi ci possa essere una condizione diversa rispetto al passato e al presente”.
La petizione #velesuoniamo attivata su Change.org chiede al governo di proteggere la categoria dei musicisti e dei professionisti che vi ruotano attorno in questo difficile momento ma, e soprattutto, di ripartire dal vuoto di ora per ridisegnare i diritti e i doveri di una compagine professionale che opera con criteri e meccanismi diversi rispetto ad altre realtà del Paese.
“Quella che i francesi chiamano degli ‘intermittenti dello spettacolo’ – spiega il musicista – e che presso i nostri vicini d’Oltralpe gode di attenzione e di protezione da diversi decenni. Affinché, risolta la crisi del coronavirus, non rimangano irrisolti i problemi degli artisti e dei lavoratori dello spettacolo che, anche in questo momento d’inattività, si sforzano di vicinanza agli italiani”.
L’industria culturale italiana “è uno dei settori più importanti del nostro Paese – sottolinea – e una bella fetta della crisi della settimana scorsa, in cui il turismo si e’ ridotto dell’80%, e’ legata alla chiusura dei teatri dei musei”.
“In una condizione come questa in cui la musica si propaga nell’aria come il virus, la nostra petizione – ribadisce – vuole mostra un lato estremamente debole di tutto l’apparato dello spettacolo, fatto di figure che a cui non e’ riconosciuta la propria professione. Parlo di centinaia di migliaia di persone che hanno partita Iva e contribuiscono allo stato sociale come tutti, ma a differenza degli altri non hanno nessun tipo di ammortizzatore. L’artista e’ abbandonato a se stesso”.
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