Cronaca

Vajont, le carte del processo nel registro Unesco

AGI – Atti, testimonianze, perizie: è un fascicolo processuale molto ampio quello sul disastro del Vajont – ricordato oggi dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella – che, di recente, è stato inserito nel registro internazionale Memory of the World-Unesco, al termine di una procedura avviata nel 2015 su iniziativa dell’Associazione Tina Merlin di Belluno e condivisa dagli Archivi di Stato di Belluno e dell’Aquila e dalla Fondazione Vajont 9 ottobre 1963 onlus.

Il disastro – avvenuto nella notte del 9 ottobre di 60 anni fa, che provocò la morte di 1.910 persone e distrusse il paese di Longarone e intere frazioni dei paesi di Castellavazzo, Erto e Casso – è stato oggetto di un lungo processo penale avviato a Belluno e poi, nel 1968, trasferito all’Aquila per motivi di ordine pubblico e per ‘legitima suspicione’. Al processo di primo grado, concluso nel 1969, ha fatto seguito il processo d’appello, terminato nell’ottobre 1970. La sentenza definitiva della Cassazione risale al 25 marzo 1971.

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© Zumapress/AGF 

La tragedia del Vajont 

Il fascicolo processuale è costituito dagli atti dell’istruttoria preliminare – prodotti dal tribunale di Belluno e trasmessi all’Aquila dopo la rimessione del processo – e dalla documentazione prodotta da tribunale e Corte d’appello dell’Aquila nei processi di primo e secondo grado. Il fondo è composto da 256 faldoni di documenti cartacei e comprende anche numerosi allegati non cartacei, quali pellicole, lastre, manufatti e materiali provenienti dalla zona di frana.

Nel 2008, il fascicolo processuale fu consegnato, in base a una convenzione stipulata l’anno precedente, dal tribunale dell’Aquila all’Archivio di Stato del capoluogo abruzzese; dopo il terremoto del 2009, per permettere la prosecuzione dei lavori di valorizzazione del fondo, il fascicolo è stato temporaneamente trasferito presso l’Archivio di Stato di Belluno che ne ha curato il restauro e la digitalizzazione, con la previsione di arrivare a una pubblicazione on-line della documentazione.

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 La diga del Vajont
 

“Il dossier – si legge sul sito della Direzione generale Archivi – è un esempio significativo di documentazione in grado di testimoniare in che modo l’uomo possa provocare una catastrofe intervenendo in maniera dissennata nel modificare l’equilibrio della natura per trarne profitto economico. Del fascicolo processuale viene inoltre sottolineata la valenza di raccolta multidisciplinare di dati che, oltre alle testimonianze umane, comprendono informazioni che spaziano dall’economia, alla sociologia, al diritto, all’ingegneria civile, alla meccanica, all’idraulica, alla geologia, alla tettonica, alla geofisica, alla geomeccanica, alla sismologia, fino alla medicina legale e alle neuroscienze”.

Di “assoluto rilievo” viene anche definita “l’innovazione giurisprudenziale” introdotta dal giudice istruttore del tribunale di Belluno Mario Fabbri, sia con l’affido delle perizie a tecnici stranieri, sia condividendo con la Commissione parlamentare di inchiesta atti e documenti che erano assoggettati al segreto istruttorio. 

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