AGI – Da inizio luglio ogni giovedì sera il Parco archeologico del Colosseo apre i cancelli per le visite notturne dell’Anfiteatro Flavio. Il fascino della notte romana, mai così apprezzata in questi giorni di caldo infernale, si unisce allo splendore del monumento più famoso e visitato al mondo con la prima edizione di ‘Una notte al Colosseo’. Una visita guidata sui luoghi calpestati dai gladiatori circa duemila anni fa della durata di circa 60 minuti, che si sviluppa lungo tre direttrici: il primo ordine del monumento, il piano dell’arena e i sotterranei.
Le visite, programmate ogni giovedì dalle 20:00 alle 24:00 con ultimo ingresso alle 22:30, sono riservate a un massimo di 25 persone per volta. Un viaggio nel passato per una visita prevalentemente dedicata al racconto del Colosseo dal punto di vista degli spettatori e dei protagonisti degli spettacoli che si svolgevano nell’arco della giornata nell’arena, tra combattimenti tra cacciatori e animali (venationes) e quelli tra gladiatorii (munera).
Partendo dal fornice Nord, anticamente l’entrata principale dell’Imperatore, con un approfondimento sull‘ingresso imperiale e le decorazioni in stucco, si raggiunge il piano dell’arena da cui si ha una visione completa della cavea. Questo pavimento (originariamente costruito con un basamento di travi di legno) copriva per intero il piano de Colosseo, ma terremoti e incuria hanno fatto crollare tutto e oggi resta solo una parte, ricostruita durante il periodo fascista, che dà un’idea di come fosse l’arena su cui combattevano i gladiatori in quello che è stato ed è ancora oggi il più imponente anfiteatro Romano, costruito da Vespasiano con i soldi della conquista di Gerusalemme dove c’erano solo macerie dell’incendio del 64 che ha distrutto Roma, inaugurato dal figlio Tito nell’80 e poi fatto diventare un luogo centrale nella vita dei romani da Diocleziano.
Un anfiteatro universalmente noto con un nome che però gli antichi romani non conoscevano, Colosseo, che risale al medioevo quando si diffuse questo soprannome che deriva dalla deformazione popolare dell’aggettivo latino “colosseum” (traducibile in “colossale”, come appariva nell’Alto Medioevo tra le casette a uno o due piani) o, più probabilmente, dalla vicinanza della colossale statua bronzea di Nerone che sorgeva nei pressi, nella Domus Aurea.
La visita al Colosseo, superata l’arena, entra nel vivo: il viaggio prosegue nei sotterranei, dove si vede la nuova esposizione permanente ‘Spettacoli nell’Arena del Colosseo. I protagonisti’, curata da Alfonsina Russo, Federica Rinaldi e Barbara Nazzaro. La mostra conserva i punti di forza della precedente esposizione temporanea ‘Gladiatori nell’arena. Tra Colosseo e Ludus Magnus’ e prevede un rinnovato allestimento permanente incentrato sui protagonisti degli spettacoli, ovvero i gladiatori e gli animali impegnati nelle venationes.
Ad accogliere i visitatori c’è una suggestiva proiezione olografica con i gladiatori che avanzano dal buio del criptoportico orientale andando incontro al loro destino sull’arena, assieme alle ricostruzioni delle armature riprodotte a partire dagli originali conservati nei principali musei italiani e internazionali.
Tra questi si segnala la collaborazione con il Museo d’Antichità J.J. Winckelmann del Comune di Trieste che ha generosamente prestato il rilievo proveniente dall’isola di Coo in cui è raffigurato il combattimento tra il Reziario Kritos e il Secutor Mariskos e in cui un’iscrizione in greco dichiara che il Reziario è stato definitivamente “liberato dalla caserma” e ha concluso la propria carriera. Scendere nelle viscere di questo antico anfiteatro significa immergersi in un mondo di attesa, tensione e preparativi febbrili, dove i gladiatori si preparavano per i combattimenti che avrebbero deciso il loro destino.
Camminando lungo i corridoi illuminati da deboli luci dei sotterranei, si sente fortissimo il peso della Storia. Qui, migliaia di uomini, schiavi, prigionieri di guerra e anche volontari, hanno atteso il loro turno per entrare nell’arena. I gladiatori, suddivisi in diverse categorie come i murmillo, con elmo, scudo rettangolare e gladio, i retiarii, armati di rete e tridente, o i thraex, con scudo piccolo e sica ricurva, si preparavano per uno spettacolo che era al contempo un combattimento all’ultimo sangue e una rappresentazione teatrale. Un mondo rappresentato in molti film, che ha acceso la fantasia di registi e scrittori, creato miti e alimentando errori (spesso clamorosi) nel nome dello spettacolo.
Caso eclatante è ‘Il gladiatore’ di Ridley Scott, uno dei film su Roma antica più famosi e fortunati (presto ci sarà anche un sequel) nonché uno dei più imprecisi e sciatti dal punto di vista dell’accuratezza della storia del cinema, a partire dalla fine, con l’uccisione di Commodo da parte del gladiatore Massimo Decimo Meridio: l’imperatore non trovò la morte nell’arena, bensì morì strangolato nel suo bagno da un lottatore professionista, in un complotto orchestrato dalla sua concubina Marcia e altri cospiratori.
La sua rappresentazione come un gladiatore sul campo nel film di Scott è una licenza artistica, sebbene effettivamente Commodo amasse partecipare ai giochi, seppur in maniera teatrale e con avversari scelti per garantire la sua sicurezza. Visto il costo dei gladiatori, inoltre, il destino degli sconfitti non era sempre segnato dalla morte.
Una delle maggiori incongruenze del film di Ridley Scott, infatti, è la rappresentazione di uno spettacolo in cui tutti i gladiatori vengono uccisi. Al termine del percorso nei corridoi sotterranei attraverso una passeggiata sotto le stelle lungo la passerella fino alla camera di manovra occidentale. Dopo la risalita dalle scale sotto la Porta Trionfale e uscita dai sotterranei con sosta davanti al dipinto murale con veduta di Gerusalemme, testimonianza concreta dell’uso e riuso prolungato nei secoli del Colosseo, la visita si conclude con la sosta per la visione dell’installazione multimediale ‘Il dipinto di Gerusalemme’ realizzato da Karmachina.
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