Diplomati magistrali fuori dalle graduatorie a esaurimento. Questa l’ultima parola delle sezioni unite civili della Cassazione, che, con un’ordinanza depositata oggi, hanno dichiarato inammissibile il ricorso presentato da 27 persone, tutte in possesso del diploma magistrale conseguito entro l’anno 2001/2002. Per la Suprema Corte, infatti, è legittima la decisione presa nel dicembre 2017 dall’adunanza plenaria del Consiglio di Stato, che aveva respinto i ricorsi contro il decreto con cui il ministero dell’Istruzione, nel 2014, aveva aggiornato tali graduatorie senza prevedere la possibilità per questi diplomati di essere inseriti. I giudici del ‘Palazzaccio’, con la loro sentenza, non hanno infatti ravvisato alcun “eccesso di potere giurisdizionale” da parte delle toghe amministrative, come invece lamentato dai ricorrenti.
“Non è ravvisabile – si legge nell’ordinanza delle sezioni unite (l’udienza in camera di consiglio era stata svolta il 12 marzo scorso) – alcun superamento da parte del giudice amministrativo dei limiti interni della giurisdizione, sia con riferimento all’esame delle eccezioni di decadenza, sia in relazione all’affermata insussistenza dei diritto dei ricorrenti ad essere inseriti nella terza fascia delle graduatorie ad esaurimento”.
Dunque, è legittimo “l’operato amministrativo ove ha negato – aggiunge la Cassazione – ai ricorrenti l’inserimento nella terza fascia delle graduatorie (graduatoria permanente che consente l’immissione in ruolo per scorrimento) pur essendo invece consentito agli stessi di essere inseriti nella seconda fascia delle graduatorie di istituto che permettono, comunque, di svolgere l’attività di insegnamento con il solo diploma“. Quanto, infine, alla presunta violazione di norme comunitarie o di sentenze della Corte di Giustizia, evidenziata nei ricorsi, il Consiglio di Stato, conclude l’ordinanza depositata al ‘Palazzaccio’, “ha esplicitamente manifestato di aver valutato la conformità dell’interpretazione accolta ai principi imposti all’amministrazione anche dal diritto dell’Unione europea”.
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