Foto: Filippo Monteforte / AFP
Emanuela Orlandi
Con il ritrovamento di alcune ossa umane nella sede della Nunziatura in via Po si torna a parlare di Emanuela Orlandi, la 15enne cittadina vaticana, figlia di un commesso della Prefettura della Casa pontificia, scomparsa in circostanze misteriose il 22 giugno del 1983. La procura di Roma ha aperto un’inchiesta per omicidio per capire se questi resti abbiano a che fare con Emanuela o anche con Mirella Gregori, coetanea della Orlandi scomparsa improvvisamente il 7 maggio di quell’anno.
Dal punto di vista penale, le indagini sulle due giovani sono state definitivamente archiviate dalla Corte di Cassazione nel maggio del 2017, come sollecitato dalla stessa procura. Nel settembre dello scorso anno, era circolata la notizia, sulla base di presunti documenti riservati vaticani, che Emanuela Orlandi sarebbe rimasta in vita almeno fino al 1997, ma la Santa Sede aveva seccamente smentito.
Ecco le fasi più significative dal punto di vista giudiziario del caso Orlandi dalla riapertura dell’inchiesta nel 2005.
- Luglio 2005
Una prima apparente svolta investigativa si registra in occasione di una puntata del programma ‘Chi l’ha visto?’ quando giunge una telefonata di un anonimo che invita a vedere chi è sepolto nella basilica di Sant’Apollinare: il defunto era Enrico De Pedis, detto Renatino, uno dei boss della Banda della Magliana, ucciso nel febbraio del 1990.
- Giugno 2008
Sabrina Minardi, per qualche anno amante proprio di De Pedis, rivela agli inquirenti che Emanuela Orlandi era stata uccisa e che il suo corpo, rinchiuso in un sacco, era stato gettato in una betoniera a Torvaianica. Secondo la Minardi, la 15enne sarebbe stata tenuta prigioniera in un’abitazione vicino a piazza San Giovanni di Dio. Pur con tutte le perplessità del caso, i magistrati, che procedono per sequestro di persona a scopo di estorsione e omicidio volontario aggravato dalle sevizie e dalla minore età della vittima, si attivano per cercare i dovuti riscontri. Ma i risultati sono scarsi. La Minardi viene sentita più volte dagli inquirenti, cade in contraddizione, smentisce precedenti sue ricostruzioni del fatto finendo lei stessa sotto indagine.
- Marzo 2010
Gli accertamenti della procura vengono estesi anche ad altri soggetti vicini a De Pedis: l’autista Sergio Virtù, i due stretti collaboratori Angelo Cassani, detto ‘Ciletto’ e Gianfranco Cerboni, detto ‘Gigetto’, e poi monsignor Pietro Vergari, fino al ’91 rettore della basilica di Sant’Apollinare, dove si trova la tomba dello stesso De Pedis.
- Maggio 2012
Viene aperta la tomba di de Pedis: il corpo del boss viene identificato, ma null’altro di utile dal punto di vista investigativo emerge dall’esame dei reperti ossei ritrovati all’interno della cripta della basilica.
- Novembre 2013
L’ultima novità istruttoria è legata alle dichiarazioni rese da Marco Fassoni Accetti, di professione fotografo, per il quale il sequestro della Orlandi ha a che vedere con l’esistenza di trame internazionali ordite alle spalle dell’allora Pontefice. Ma Accetti viene liquidato da chi indaga come inattendibile e non credibile, tanto che la sua posizione finisce in archivio a seguito di una consulenza psichiatrica che ne certifica forti disturbi della personalità.
- Dicembre 2014
L’ultima speranza dei familiari di Emanuela Orlandi è legata ad Alì Agca: l’ex Lupo Grigio, che aveva sparato a Papa Wojtyla nel 1981, si presenta a sorpresa a piazza San Pietro per portare dei fiori sulla tomba di Giovanni Paolo II. La famiglia si attiva immediatamente per presentare un’istanza alla magistratura affinché l’ex terrorista turco venga interrogato. Richiesta respinta: anche Agca è ritenuto “soggetto inattendibile” per aver reso più volte dichiarazioni sul caso Orlandi, sia pubbliche che in sede processuale, che si sono rivelate “infondate” e “scarsamente credibili”. Da qui la richiesta di archiviazione inoltrata dalla procura secondo cui, “da tutte le piste seguite e maturate sulla base di dichiarazioni di collaboratori di giustizia e di numerosi testimoni, di risultanze di inchieste giornalistiche e anche di spunti offerti da scritti anonimi e fonti fiduciarie, non sono emersi elementi idonei a richiedere il rinvio a giudizio di alcuno degli indagati”. Una conclusione recepita prima dal gip e confermata poi dalla Cassazione.
- Giugno 2017
In occasione del 34esimo anniversario della scomparsa, la famiglia Orlandi chiede alle autorità vaticane di accedere agli atti conservati sul caso. Ma l’istanza cade nel vuoto.
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