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Virginia Raggi
“Tra quindici giorni la città avrà grossissimi problemi”. In un’intervista a Il Messaggero, Paolo Longoni, ad da poche ore dimissionario di Ama, la società che gestisce i rifiuti nella Capitale, lancia l’allarme. E precisa: “Io non uso il termine emergenza, ma con la fine dell’ordinanza regionale che dispone il trattamento obbligatorio dei rifiuti della città – e che finora non è stata rispettata – ci troveremo a patire ancora di più la carenza di impianti dove lavorare e depositare i rifiuti e le difficoltà di Ama di trasferire l’indifferenziato”.
Longoni spiega anche che il direttore operativo di Ama, il geologo Massimo Ranieri, pur sapendo che due ore dopo si sarebbe dimesso, “ha incontrato i vertici di Hera per chiedere loro di prendere i rifiuti di Roma nei loro inceneritori in Emilia-Romagna, perché tutti gli impianti del Lazio ci hanno risposto di no”. Un gesto, quello di Ranieri, compiuto solo “per spirito di servizio” e che non gli competeva, sottolinea Longoni.
Fatto sta che Longoni ha tentato un confronto con la sindaca Raggi fino alla fine ma “dalla sua segreteria – racconta il dirigente dimissionario – ci hanno risposto che ci avrebbero contattato. Non l’hanno fatto”, ha dovuto constatare Longoni.
Quanto alla discarica da costruire, Longoni precisa che “è inserita, per il territorio di Roma, nel piano dei rifiuti della Regione scritto in accordo con il ministero dell’Ambiente”, anche perché – aggiunge poi – “l’unica esistente nel Lazio, quella di Colleferro, sta per chiudere”.
“Ci siamo ritrovati con il socio che si comportava con l’azienda partecipata come se fosse un’antagonista”. Dal canto suo, in un’intervista al Corriere della Sera dice di essersi sentito “abbandonato”, Massimo Ranieri, geologo esperto di rifiuti, scelto da Virginia Raggi come consigliere nel Cda di Ama, che ieri si è dimesso assieme alla presidente, Luisa Melara, e all’ad Paolo Longoni.
Il mancato sostegno della sindaca Virginia Raggi e del Comune al Cda di Ama “non me lo spiego” ripete il geologo al quotidiano di via Solferino, perché “quando ci siamo insediati abbiamo chiesto pieno supporto in un documento scritto…”, ma invece non è accaduto nulla. Anzi, “abbiamo cercato di portare avanti l’impegno gravoso che ci eravamo assunti finché è stato possibile, lo dico senza rancore” afferma Ranieri.
La rottura nasce da diversità di visione tra Comune e Cda? Ranieri in verità spiega che a Roma, per gestire un milione di tonnellate di indifferenziata l’anno “servono impianti di trasferenza, centri di raccolta, tritovagliatori, piattaforme di stoccaggio”. Ebbene, aggiunge, “noi volevamo implementare la capacità con un ulteriore tritovagliatore in grado di trattare 800 tonnellate al giorno che, sommato agli impianti di Rocca Cencia e Ostia, avrebbe consentito di arrivarea1.800 tonnellate al giorno sul fabbisogno complessivo di 2.800: un risultato che avrebbe ridotto notevolmente la dipendenza dai privati”.
Invece Ama “vuole realizzare impianti di trattamento per l’indifferenziata, di stoccaggio e selezione della differenziata. Nel mini piano industriale che abbiamo presentato al Campidoglio il 25 settembre c’è scritto tutto, se lo si fosse adottato avrebbe permesso di gestire i flussi fino al 2020” spiega Ranieri.
C’è un approccio ideologico da parte della Campidoglio, forse, al tema dei rifiuti? Alla domanda il geologo dimessosi dal Cda risponde che sul sistema impiantistico forse sì, “il che non significa che a Roma si debba realizzare per forza una discarica”.
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