In una giornata che vede la Cina chiedere aiuto all’Europa contro l’epidemia di coronavirus e l’Italia, unica nel vecchio continente, adottare una misura drastica come la sospensione dei visti per i cittadini cinesi, si aprono i primi spiragli di speranza. Mentre Pechino comunica un dato record di pazienti dimessi (in un solo giorno 72 sono usciti dall’ospedale e sono in tutto 243 le persone che hanno superato la malattia), i ricercatori francesi dell’Istituto Pasteur sono riusciti a isolare l’agente patogeno e lavorano per ottenere un vaccino entro venti mesi.
“È un virus molto difficile da isolare. I cinesi sono riusciti a isolare un ceppo, una squadra australiana è riuscita questa settimana e noi siamo i primi in Europa”, ha sottolineato Arnaud Fontanet, direttore del dipartimento di salute globale del prestigioso istituto transalpino.
I ricercatori hanno utilizzato campioni prelevati dai primi casi confermati in Francia e li hanno inoculati in cellule che ne consentissero la moltiplicazione. Alcuni campioni non hanno prodotto nulla, ma in due campioni dello stesso paziente, “a partire da lunedì”, gran parte delle cellule sono state distrutte, “suggerendo la presenza del virus”, che è stato poi confermato dalle analisi, ha spiegato Sylvie van der Werf, capo del centro nazionale di riferimento per i virus respiratori al Pasteur.
Ora è quindi possibile modificarlo “allo scopo di proporre un candidato al vaccino” e studiarne il funzionamento per “identificare i punti deboli” che consentirebbero di sviluppare nuove cure. L’analisi degli anticorpi presenti nei pazienti infetti dal virus permetterà inoltre di “sviluppare un test sierologico adeguato per lo screening per l’infezione” su una scala più ampia.
Sommario
Il Dragone è sempre più isolato
Il bilancio dei contagiati nella Repubblica Popolare continua nel frattempo a salire (12 mila, 259 il numero ufficiale dei morti). E, mentre gli Usa confermano l’ottavo caso e gli Emirati Arabi il quinto, Svezia e Spagna si aggiungono alla lista delle nazioni che registrano il primo contagiato. Una diffusione che si accompagna a un crescente isolamento dell’ex Celeste Impero, con la lista delle compagnie aeree che hanno sospeso i collegamenti che non smette di allungarsi. Gli ultimi vettori a infoltire l’elenco sono Air New Zeland, Qantas e Qatar Airways, mentre American Airlines annuncia di aver interrotto anche i voli per Hong Kong.
Per recarsi in Cina la via più agevole è quella di passare per la Russia. Mosca non ha infatti fermato i voli della compagnia Aeroflot, che sono stati spostati in un terminal apposito dello scalo internazionale di Sheremetyevo, da dove partono collegamenti diretti per Pechino.
Una “quarantena aerea” con effetti economici ancora difficili da calcolare ma potenzialmente devastanti. Per questo la banca centrale cinese ha annunciato misure monetarie di sostegno al credito per le imprese che contribuiranno a a lottare contro il coronavirus. I prestiti serviranno a coprire le esigenze finanziarie di una una vasta gamma di attività, dall’acquisto di forniture mediche alla costruzione di infrastrutture sanitarie.
Gara di solidarietà
In queste ore giungono appelli disperati come quello proveniente dalla città di Huanggang, a corto di mascherine e tute protettive. Una situazione che ha portato una Cina sfiancata a chiedere aiuto all’esterno per fronteggiare il monumentale sforzo. Il premier di Pechino, Li Keqiang, ha chiesto alla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, di aiutare la Cina nell’approvvigionamento di materiali sanitari. Von der Leyen, nella nota emessa dal governo cinese, ha espresso la disponibilità dell’Ue a fornire assistenza alla Cina e di coordinare gli Stati membri per facilitare l’approvvigionamento della Cina di forniture mediche.
Alcune sono già arrivate. Venerdì il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ha dichiarato che a bordo dell’aereo inviato a Wuhan, città epicentro dell’epidemia, per il rimpatrio degli italiani, previsto lunedì, c’era del materiale sanitario chiesta da Pechino. Su un aereo militare tedesco sono state invece trasportate 10 mila tute protettive, destinate a contribuire al contrasto all’epidemia del coronavirus. All’arrivo dell’aereo verranno consegnate ai responsabili cinesi che ne faranno richiesta. Anche il leader nordcoreano, Kim Jong-Un, ha scritto al presidente cinese, Xi Jinping, per esprimere la propria solidarietà e comunicare l’invio di aiuti.
Alla gara di solidarietà partecipano anche compagnie private: 250 mila mascherine sono state donate dalla Boeing, 10 milioni di dollari sono stati promessi dalla Fondazione Bill e Melinda Gates. Multinazionali come Microsoft, Dell e L’Oreal hanno devoluto collettivamente 1,4 milioni di dollari alla Croce Rossa cinese e alle autorità di Hubei.
Da parte sua, il governo cinese ha annunciato l’annullamento dei dazi doganali che erano stati imposti come ritorsione nell’ambito della guerra commerciale con gli Stati Uniti su alcune forniture mediche importate dagli Usa.
Pechino ha dichiarato che “attuerà misure doganali preferenziali sulle importazioni da gennaio a marzo 2020, al fine di rafforzare il sostegno alla prevenzione e al controllo dell’epidemia”. Le autorità hanno aggiunto che i dazi doganali già riscossi sui prodotti utilizzati nella lotta contro il virus “possono essere rimborsati”. Le merci in questione vanno dai disinfettanti alle tute protettive, compresi i mezzi di emergenza.
Visti sospesi almeno fino al 10 febbraio
A Roma, intanto, dei 26 pazienti provenienti da zone della Cina interessate dall’epidemia che erano stati ricoverati all’istituto Spallanzani di Roma, 13 sono stati dimessi dopo che il test ha dato esito negativo, mentre l’altra metà rimane sotto osservazione. Rimane comunque lo stato di emergenza. Durerà infatti perlomeno fino al 10 febbraio la stretta, di fatto una sospensione (si fa eccezione per motivi familiari e casi di conclamata e acclarata urgenza individuale) disposta dal governo italiano sui visti dalla Cina.
Le agenzie autorizzate al ricevimento delle richieste di rilascio dei visti per l’Italia, ricomprese nella giurisdizione di Pechino, resteranno chiuse fino al 10 di questo mese. Il blocco potrebbe tuttavia, recita l’avvertimento riportato oggi sul sito ufficiale (vfsglobal.cn), essere prolungato a cagione di eventuali, ulteriori disposizioni delle autorità.
“In questo momento l’importante è riuscire a contenere il contagio ed evitare al massimo di alimentare panico e allarmismo”, dichiara in una nota Lorenza Bonaccorsi, Sottosegretario al Turismo, “giovedì saranno convocati al Mibact i rappresentanti delle varie categorie del settore turistico per fare il punto sulla situazione e capire come affrontare questa fase di emergenza, in particolare sul fronte dei flussi in arrivo che stanno risentendo delle restrizioni sui voli”. Restrizioni che sono state ritirate per quanto riguarda i voli cargo.
L’Italia è il primo – e per ora il solo – Paese europeo che abbia applicato una stretta sulla concessione dei visti ai cittadini della Repubblica Popolare Cinese. Al di là del Vecchio Continente sono pochi i Paesi che hanno assunto simile precauzione per arginare la diffusione del coronavirus. Uno dei primi Stati a prendere l’iniziativa è Singapore, che ha escluso dai visti d’ingresso nel Paese tutti i viaggiatori provenienti dalla Cina.
Il Vietnam, destinazione molto popolare tra i cinesi, ha sospeso i visti turistici. La Russia invece ha annunciato la sospensione dell’emissione dei soli visti elettronici per chi ha cittadinanza cinese. Restrizioni analoghe sui visti sono state prese, su varia scala, anche da Filippine, Sri Lanka, Malaysia e Mozambico.
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