I primi contagiati da coronavirus in Italia rappresentano “una situazione che si aspettava, successa già in diverse nazioni, perché è impossibile bloccare ogni possibile arrivo di soggetti a rischio”. A dirlo all’AGI è il virologo Fabrizio Pregliasco. Al momento “c’è la possibilità di piccoli focolai, ma ritengo che la nostra capacità di azione possa contenere il numero di casi a cinque o sei”.
Per Pregliasco “i casi potranno, sperabilmente, rimanere pochi, legati ai soggetti che hanno avuto contatti stretti con la persona colpita”. Comunque, nel peggiore dei casi, “siamo più esposti al rischio di una pandemia, rispetto all’influenza stagionale, perché questo è un virus ‘nuovo’, mentre per l’influenza c’è una parte di cittadini coperta dalle infezione degli anni precedenti e dal vaccino”.
In sostanza “il problema di questa patologia è che può diffondersi ampiamente, teoricamente tanti possono ammalarsi contemporaneamente, creando un problema di organizzazione” per gli ospedali. La mortalità, però, non è alta: “Se lasciamo stare i casi iniziali, fuori dalla Cina l’indice di mortalità è lo 0,4%”. Inoltre “il coronavirus è reso ancora piu’ ‘perfido’ dal fatto che anche soggetti asintomatici possono diffondere la malattia, anche la loro capacità di contagio è ovviamente minore dei soggetti malati”. Il 38enne lombardo in prognosi riservata “presumibilmente era malato già da diversi giorni, ma forse ha sottovalutato la situazione non essendo stata in Cina”.
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