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Il ritorno a Taranto di Luigi Di Maio non è stato dei più semplici. I comitati cittadini che si erano schierati apertamente per il Movimento Cinque Stelle alle ultime politiche, in virtù dell’impegno preso dal partito in campagna elettorale di chiudere definitivamente l’Ilva, due giorni fa hanno manifestato la loro delusione per questi primi quattordici mesi di governo.
Tra questi il Comitato Cittadini e lavoratori liberi e pensanti, e a rappresentarlo al tavolo con il vice premier c’era Michele Riondino, attore tarantino classe ’79, noto per numerosi ruoli di primo piano tra cinema, tv e teatro, e impegnato tra le altre cose in città nell’organizzazione del concerto del Primo Maggio di Taranto, manifestazione che punta a sensibilizzare la città e l’Italia intera rispetto ai danni causati dai fumi e dalle polveri rilasciate dall’Ilva.
Di Maio, dopo aver ascoltato le rimostranze di tutte le associazioni sedute al tavolo, decide di rispondere dicendo che “il contratto con gli acquirenti ArcelorMittal l’aveva firmato già il mio predecessore Calenda, questa è stata la variabile impazzita, noi l’abbiamo scoperto tra le politiche e l’insediamento del governo. Se l’avessimo annullato loro potevano ricorrere al Tar e prendersi l’Ilva con i 3mila licenziamenti, cioè senza trattativa. Invece la trattativa l’abbiamo fatta e non ci sono stati esuberi…” e promettendo la “Vias”, ovvero la Valutazione integrata di impatto ambientale e sanitario, trasformando quindi l’impegno “chiusura” in impegno “riconversione”.
Ma Michele Riondino, sentito da Agi, pare non credergli poi molto: “No che non ci credo, io ho voluto fortemente essere presente all’incontro proprio per dire questo, che la loro credibilità a Taranto è finita, non esiste. Perché non si può aspettare 14 mesi per vederseli ripiombare così un giorno, a meno di un mese dalle altre elezioni.
Cosa vi hanno detto?
“Sono venuti a dire che ci riempiono di soldi e sono venuti ad illustrare altri progetti, ma ormai abbiamo sgamato qual è il loro difetto più grande, il loro errore dove risiede: loro danno numeri, creano progetti, ma non danno scadenze. Noi ad oggi continuiamo a sapere che vogliono, hanno in mente, faranno il tecnopolo, ci sarà un miliardo, le bonifiche…ma fondamentalmente noi, oggi, adesso, vogliamo le date, vogliamo sapere quando, entro quando. Quelle date non ce le ha date”.
E riguardo la chiusura della fabbrica?
“Hanno detto che non erano per la chiusura, quando in realtà i suoi parlamentari, cioè i parlamentari che noi abbiamo eletto, che abbiamo portato noi nelle piazze, se si fa una ricerca su tutto quello che diceva il signor Vianello (portavoce dei Cinquestelle alla Camera) prima del 4 marzo, lui ha sempre parlato di chiusura, noi abbiamo creduto a quel Movimento. Adesso, se il Movimento Cinque Stelle è cambiato è colpa del Movimento precedente, noi a questo punto possiamo solo sperare, però la speranza è giunta al termine, perché ormai la delusione non è solo nei confronti del Movimento Cinque Stelle e di Di Maio, perché Di Maio come il sindaco Melucci, come ArcelorMittal, come i Riva prima di ArcelorMittal, loro vengono a fare il loro lavoro, io non do neanche a loro la colpa, loro vengono a fare il loro lavoro, loro sono bravi a fare quello che fanno…”
Allora a chi da la colpa?
“La colpa è solo nostra, è solo dei tarantini, è colpa nostra perché noi tarantini non meritiamo giustizia, perché a noi si può fare quello che si vuole. Noi non meritiamo giustizia perché noi siamo capaci di non mostrare dignità, perché la dignità come popolo ci manca, perché altrimenti non ci accontenteremmo neanche di mille miliardi, perché quello che hanno fatto è stato semplicemente promettere, però fondamentalmente tutto quello che hanno detto che faranno, anche se lo faranno, lo faranno con una fabbrica che continua a produrre e continua ad inquinare”.
Cosa chiedete?
“Quella fabbrica è vecchia di sessant’anni, oggi ho letto un post molto divertente che rende l’idea: quella fabbrica è come una vecchia di novant’anni, una vecchia di novant’anni non la puoi truccare in modo tale che sembri una diciottenne. È così. Tutti i progetti che hanno in mente, di riconversione economica, di riassetto dell’economia tarantina, del tecnopolo e tutto il resto, hanno in mente di farlo con la fabbrica ancora aperta, con la fabbrica che ancora inquina, noi invece siamo ancora dell’idea che bisogna programmare una chiusura dell’Ilva, da qui a dieci anni quella fabbrica deve produrre e inquinare sempre meno, fino a che non venga del tutto spenta e bonificata. Noi questo crediamo e continuiamo a credere”.
A Taranto tornerai dopo due anni a organizzare il tuo Primo Maggio. Che ruolo ha oggi la musica?
“La musica in realtà non è uno strumento di battaglia, il nostro Uno Maggio non è un concerto, non è un festival, è una grande tribuna politica, è un grande comizio collettivo, dove tra un intervento e un altro, c’è un artista che allieta e ci fa stare a nostro agio”.
Qual è in Italia il rapporto tra l’arte e la politica?
“Non in Italia, ma nel mondo, nell’universo, il rapporto tra arte e politica è lo stesso che c’è tra la vita di un cittadino e la politica. Non è detto che un cittadino che fa attivismo politico debba essere definito un politico. Fa attività politica perché il cittadino vive della politica. La politica dovrebbe curare la polis, dovrebbe agire a beneficio della collettività, la collettività non può fare a meno della politica, non può fare a meno di fare la politica. Le opinioni, le scelte, le azioni di un cittadino sono politica, così come le scelte, le azioni, la creatività di un artista sono imprescindibili da un senso civico, da un senso politico, anche se non è dichiaratamente politico”.
In Italia però quando un artista decide di schierarsi, e tu l’hai provato più volte sulla tua pelle, gli viene risposto che dovrebbe pensare a fare il suo lavoro e non politica.
“No, no, no, questo lo dicono solo i politici. Come Salvini che è contro l’arte, la cultura e tutti quelli che la rappresentano”.
[youtube https://www.youtube.com/watch?v=MwFoUteGLR4]
Torniamo a Taranto, cosa succederà ora?
“Non lo so, io sono solo stanco e demotivato. Sono stanco perché, ripeto, Taranto è una città che non merita giustizia. Quando è arrivato Di Maio, Taranto era una città blindata, sembrava la Genova del G8, una città con una zona rossa infinita e il traffico bloccato. E tutto questo perché? Perché nella realtà virtuale, nei social, ci sono decine di migliaia di tarantini che minacciano, che dicono che aspettano Di Maio, che ‘gli faremo vedere noi’, che ‘non siamo più disposti a questo e a quell’altro…’, ovviamente chi legge quei post dice ‘Oh Dio, mo vado giù a Taranto e succede un macello’, e invece non c’era nessuno. Taranto non merita giustizia e quindi non so se merita anche l’impegno attivo di chi, come me, come il Comitato, come le tante associazioni che continuano a battersi…se la battaglia fosse solo sui social avremmo già vinto, se la rivoluzione fosse social, ma la rivoluzione purtroppo deve essere reale”.
Quindi dici che Taranto non merita nemmeno il tuo Primo Maggio, che così tanta attenzione attira sulla città?
“Probabilmente no”.
Però tu lo organizzi lo stesso…
“Finché non mi stanco”.
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