Non si sa se sia l’effetto congiunti, se dipenda dalla ritrovata vena sportiva o dalle attività riaperte. Una cosa è certa: dal 4 maggio la mobilità in Italia è aumentata. E tanto. Se fino a poco fa il Paese era il più ingessato d’Europa, adesso si muove più o meno quanto il Regno Unito, più di Spagna e Francia ma ancora (molto) meno della Germania.
Elaborando gli ultimi dati di Apple, aggiornati al 9 maggio, si può fare un bilancio della prima settimana di “fase 2”: rispetto a quella precedente, tra lunedì e sabato gli spostamenti sono aumentatati in media del 60% con i mezzi pubblici, del 69% in auto e del 77% a piedi.
Sommario
Fase 2 con antipasto
La mobilità in auto, che tra il 27 aprile e il 2 maggio si era ridotta a un quarto rispetto a quella di metà gennaio, oggi segna un calo del 55%. La riduzione degli spostamenti a piedi, nel giro di una settimana è passata dall’80% al 63%. Non c’è stata gradualità, ma un balzo tra il 3 e il 4 maggio. Nuove regole, nuovi comportamenti. Con qualche eccezione.
Già domenica, con norme annunciate ma non ancora in vigore, gli italiani pare si siano sentiti sollevati. E hanno iniziato a spostarsi più del solito: rispetto alla domenica precedente (e, punto più-punto meno, rispetto agli ultimi fine settimana di lockdown integrale) la mobilità è aumenta di un quarto a piedi e in macchina. E di un terzo sui mezzi pubblici. Parafrasando un aforisma ripreso da un famoso spot: l’annuncio della fase 2 è stato esso stesso la fase 2.
Ma non è un liberi tutti
Apple dà una dimensione a quello che si può notare a occhio nudo: ci si sta spostando di più. C’è da dire però che parlare di un “liberi tutti” sembra eccessivo. L’aumento, in percentuale, è marcato. Ma parte da una base molto ridotta: per un mese e mezzo l’Italia è stato il Paese che, rispetto ai propri standard, si è mosso meno. In altre parole: se Giovanni faceva 20 metri al giorno e oggi ne fa 40, vuol dire che la sua mobilità è aumentata molto più di quella di Giorgio, che di metri ne faceva e ne fa 50. Ancora adesso, infatti, la mobilità italiana è più che dimezzata rispetto al periodo di riferimento. E qui c’è un altro punto da valutare.
Per uniformità globale, Apple ha scelto di fissare “quota 100” al 13 gennaio (quando l’epidemia era già stata confermata in Cina ma non ancora in Europa). Da quel momento, però, in Italia c’è stato l’aumento stagionale della mobilità: con l’affievolirsi dell’inverno, le persone hanno iniziato muoversi di più, soprattutto a piedi. Gli italiani avevano iniziato a farlo verso la metà di febbraio, sfondando abbondantemente quota 100 prima che subentrassero divieti e timori. Il calo degli spostamenti è quindi più marcato di quanto non dicano le percentuali del report: ancora oggi, al netto della risalite successive al 4 maggio, la circolazione in auto è circa un terzo, quella a piedi un quarto e quella sui mezzi pubblici un sesto rispetto ai picchi di fine febbraio.
Esiste “l’effetto Navigli”?
Oltre a fornire un quadro nazionale, Apple ha analizzato due città italiane: Roma e Milano. Si è discusso molto di una foto e di un possibileeffetto Navigli, affollati subito dopo l’allentamento delle restrizioni. C’è stato? È vero: Milano ha registrato un incremento della mobilità molto superiore alla media del Paese. Nella prima settimana di fase 2, gli spostamenti, a piedi e in auto, sono raddoppiati. Ora, però, cautela: se i numeri sono certi, non lo sono le cause. Il 4 maggio sono state riaperte alcune attività lavorative. Quindi ci si è spostati di più per lavoro. C’è chi (come da Dpcm) ha viaggiato per ritrovare i congiunti e chi ha sfruttato la possibilità di correre o andare in bici.
I residenti a Milano lo hanno fatto più di altri? Non è dato sapere. Ma non lo è neppure imputare gli incrementi agli aperitivi. Che non sia solo un “effetto Navigli” lo confermano i dati di Roma. Anche nella Capitale sono raddoppiati gli spostamenti a piedi, mentre quelli in auto sono aumentati dell’83%. Vuol dire che le grandi città hanno sbracato più delle altre? Anche qui: cautela. I dati di Apple sono raccolti in base ai “volumi di richieste di indicazioni” sulle Mappe.
Non è quindi da escludere che nei centri più piccoli ci si sposti più spesso senza consultare lo smartphone. Guardando i dati da un’altra prospettiva, infatti, lo scenario si ribalta. Nonostante l’accelerazione di maggio, il calo degli spostamenti registrato a Milano e a Roma resta più significativo rispetto alla media del Paese: in auto -60% Milano e -69% Roma (in Italia -55%); a piedi -68% Milano e -79% Roma (in Italia -63%). Osservando da qui, i più discoli sembrano essere gli altri.
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