In Libia è in corso “una guerra civile”. Sono parole del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Sull’Italia pende pertanto un’enorme spada di Damocle: l’Oim (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni) ha certificato che almeno 641.398 migranti risultano presenti attualmente nel Paese nordafricano.
I migranti provengono da oltre 39 Paesi diversi e risultano presenti in tutti i 100 comuni libici, distribuiti in 565 delle 667 comunità della Libia. Il 9% è rappresentato da minori, di cui il 34% non accompagnati. Tra gli adulti, il 13% è donna. Il 65% di queste persone proviene dall’Africa sub-sahariana, il 29% dal Nord Africa e il 6% da Paesi asiatici o mediorientali. Il Paese di maggior provenienza è il Niger, con il 21% delle persone identificate, seguito da Egitto e Ciad (15% ciascuno), Sudan (11%) e Nigeria (9%).
Cosa succederebbe se la guerra costringesse questi migranti a tentare il tutto per tutto? Oppure se il Governo di Serraj fosse costretto a capitolare di fronte alle milizie del generale Haftar? Il premier Conte è consapevole dei rischi: “La crisi umanitaria è alle porte e già i numeri delle vittime, dei morti e degli sfollati sono molto rilevanti. Io continuerò a premere costantemente e con la massima determinazione presso la comunità internazionale perché possa recuperare l’unità e la determinazione di imporre agli attori libici il cessate il fuoco e la prospettiva di una soluzione politica. Io invito Al Serraj ad assumersi la responsabilità perché crisi umanitaria e situazioni difficili non esplodano in tutta la loro ampiezza”.
Sommario
Cosa sta facendo l’Italia
Il Governo ha adottato la politica dei porti chiusi, ma le migrazioni nel Mediterraneo hanno cambiato volto: si usano di più i barchini nel Mediterraneo centrale e si intensifica il flusso verso la penisola iberica. Sul gommone, naufragato dieci giorni fa al largo delle coste tunisine di Zarzis, c’erano piu’ di 80 persone. Il mare, negli ultimi giorni, ha restituito 72 corpi. Gli ultimi 38 sono stati rinvenuti oggi dalla Mezzaluna rossa.
L’Italia nel 2019 ha deciso di spendere 1,018 miliardi per le nostre missioni militari all’estero, di cui circa 102 milioni per la Libia. Tra le missioni finanziate 60,12 milioni sono per l’operazione Mare sicuro e il supporto alla Guardia costiera libica; 35 milioni per la missione di supporto e assistenza nel territorio libico (400 uomini e 130 mezzi terrestri per l’aiuto richiesto da Serraj); 6,92 milioni per l’assistenza della Guardia di Finanza alla Guardia costiera libica; 23,2 milioni per Eunavformed; 4,4 milioni per Sea Guardian nel Mediterraneo; 12,2 milioni per la sorveglianza navale Nato nell’area sud; 31,5 milioni per la missione bilaterale di supporto al Niger.
Il governo italiano, che lavora a stretto contatto con i vertici dei servizi segreti, sottolinea che la strategia finora adottata abbia comportato “un drastico calo degli sbarchi sulle nostre coste”. Il Governo contribuirà a offrire ulteriore sostegno alla Guardia Costiera libica in termini di risorse materiali e di training. Conte, Salvini e Moavero, nel Consiglio Europeo e nei vertici di Helsinki e Bruxelles, torneranno ad insistere sulla redistribuzione nella Ue dei migranti che sbarcano in Italia.
E la Francia dà una medaglia a Carola Rackete
Ieri la Francia ha annunciato che Carola Rackete, la comandante della nave ‘Sea Watch’, ricevera’ la medaglia Grand Vermeil, la massima onorificenza del comune di Parigi, “per avere salvato migranti in mare”. Di diverso avviso sono Lega e Fdi. Matteo Salvini promette di accelerare la riforma della giustizia italiana (Rackete sotto processo è stata rilasciata il 2 luglio scorso) e commenta: “Per Parigi speronare motovedette della Guardia di Finanza comporta premi”.
Giorgia Meloni attacca: “La medaglia a Rackete è una provocazione inaccettabile. Sono gli stessi francesi che hanno bombardato la Libia e ancora oggi alimentano la guerra civile e vendono illegalmente armi in Libia; che sfruttano e soggiogano l’Africa; che chiudono i loro porti alle navi Ong; che respingono donne incinte alla frontiera. Cosa altro deve subire l’Italia da questa gente? Il Governo si faccia sentire e convochi l’ambasciatore francese per chiedere conto di queste azioni ostili contro l’Italia”.
Ieri mattina è stata depositata, presso la procura di Roma, la denuncia di Carola Rackete contro il ministro dell’Interno Matteo Salvini. Diffamazione e istigazione a delinquere sono i reati ipotizzati dall’avvocato Alessandro Gamberini.
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