Adriano Mordenti / AGF
Piersanti Mattarella
Le armi che uccisero Piersanti Mattarella e il giudice Mario Amato sono dello stesso tipo, Colt Cobra calibro 38 Special, ma non c’è alcuna certezza sulla loro identità: non si può dire cioè che il presidente della Regione Sicilia e il giudice antiterrorismo, assassinati rispettivamente a Palermo e a Roma, nell’arco di poco meno di sei mesi, nel 1980, siano stati uccisi con la stessa pistola.
Si tratta, allo stato, di un’ipotesi ritenuta “suggestiva”, ma sulla quale non possono esserci i necessari riscontri tecnici, gli unici che potrebbero dare una qualche conferma oggettiva o pressoché oggettiva. Lo si apprende in ambienti giudiziari. L’inchiesta nel cui ambito sono state effettuate le verifiche è della Procura di Palermo, che ha riaperto il caso relativo al delitto che vide come vittima il fratello del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Una vicenda che era stata già chiusa con una sentenza definitiva di condanna della Cupola mafiosa, come mandante dell’omicidio, ma anche con l’assoluzione (anch’essa passata in cosa giudicata e non piu’ impugnabile) dei due presunti esecutori materiali, i terroristi neofascisti Giusva Fioravanti e Gilberto Cavallini, quest’ultimo condannato come killer del giudice Amato. Del caso si è occupato in questi giorni il settimanale L’Espresso.
La pista neofascista, basata su un presunto scambio di favori tra mafia e terrorismo di estrema destra, era partita dal riconoscimento di Fioravanti, fatto dalla vedova Mattarella, Irma Chiazzese, che era col marito il 6 gennaio del 1980, quando il presidente siciliano fu ucciso.Tra sospetti e dubbi di depistaggio, la prova certa della colpevolezza dei terroristi neri non fu però mai raggiunta.
Secondo quanto si è appreso, nella nuova inchiesta del Ros dei carabinieri, coordinata dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi, qualsiasi comparazione con i proiettili estratti dal corpo di Mattarella, a causa del lunghissimo tempo trascorso dal fatto, è sostanzialmente impossibile.
Il fatto che a sparare sia stata una Colt Cobra è pressocché certo perché, sulla base degli accertamenti dell’epoca, emerse che la traccia che la filettatura della canna lasciata dalla pistola sul proiettile era sinistrorsa e non destrorsa, come di regola avviene nelle altre armi a tamburo: caratteristica, questa, propria delle Cobra 38 Special.
Quando però si è trattato di effettuare la comparazione con la pistola usata da Cavallini per uccidere il giudice Mario Amato (il 23 giugno 1980, nella Capitale), gli esperti del Racis dei carabinieri si sono ritrovati di fronte a una difficoltà oggettiva.Dato che il piombo dei proiettili usati contro Mattarella era deteriorato e ossidato, la comparazione è stata tentata con le foto dell’epoca, realizzate pero’ dai periti balistici (peraltro oggi deceduti) con altri obiettivi, la classica individuazione del tipo di pistola che aveva sparato.
Dalle foto non si evidenziano cioè in maniera adeguata se le particolari striature siano riconducibili proprio alla canna della calibro 38 Special che uccise Amato, nè la cosiddetta prova da sparo ha risolto il dubbio.
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