Le maggiori sigle dei sindacati dei vigili del fuoco proclamano lo stato di agitazione. In una lettera inviata al premier Giuseppe Conte, al ministro dell’Interno Matteo Salvini e ai vertici dei corpo, i sindacati denunciano “lo stato di grave disagio in cui versa il corpo, a partire dall’esigenza di prevedere risorse adeguate e specifiche per riconoscere economicamente l’elevata professionalità, il rischio e la specificità di una professione unica nel suo genere anche attraverso il rinnovo del contratto, insieme all’esigenza di una assicurazione Inail contro gli infortuni e le malattie professionali, alla previdenza complementare e a nuove assunzioni e interventi su mezzi e attrezzature”.
La Fp Cgil Vigili del Fuoco ricorda, inoltre, come “in alcune recenti iniziative, anche di carattere pubblico, esponenti del Governo hanno dato ampio risalto alla prossima emanazione di un testo normativo che dovrebbe prevedere un impegno finanziario utile a migliorare le condizioni stipendiali e previdenziali al fine di renderle analoghe a quelle del personale appartenente agli altri Corpi dello Stato, anche attraverso un reale riconoscimento della specificità professionale delle lavoratrici e dei lavoratori del corpo nazionale dei Vigili del Fuoco, e che, a tutt’oggi, non risulta ancora definitivamente elaborato e avviato nel suo iter parlamentare”.
Per Pompeo Mannone, responsabile Fns Cisl: “continuiamo a constatare come le somme stanziate (1 milione e 200 mila euro, ndr) siano insufficienti a garantite un percorso di valorizzazione stipendiale delle specializzazioni del Corpo (aereonaviganti, nautici, sommozzatori). Si sono poi manifestate difficoltà nell’applicazione delle disposizioni relative agli inquadramenti ed alle progressioni di carriera del personale ed una nuova legge delega a tale riguardo non e stata ancora prevista dal Governo nonostante le molteplici sollecitazioni sindacali”.
La denuncia è quella di dover fare i conti con risorse insufficienti, con la richiesta di ricevere ulteriori investimenti. “Ad aggravare la situazione – prosegue Mannone – è la mancanza di un sistema previdenziale complementare che consenta alle lavoratrici ed ai lavoratori del Corpo, ai neo assunti in particolare, di vedersi garantire una pensione adeguata alle aspettative di vita future”.
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