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Pietro Parolin
“Ossa alla Nunziatura? È prematuro collegarle alla vicenda Orlandi”. Lo dice in una intervista al Messaggero il cardinale Pietro Parolin a proposito del ritrovamento di resti umani sotto il pavimento dell’edificio. “Da parte nostra – spiega – c’e’ la massima disponibilità e la massima collaborazione con l’Italia a risolvere questo caso”. Parolin afferma di aver “seguito questa vicenda sin dall’inizio ma sulla connessione tra il ritrovamento e la Orlandi non è che ci sia tanto da dire: francamente non so chi abbia potuto mettere in relazione quei poveri resti con la vicenda della piccola Manuela. Non saprei. È stata una sorpresa anche per me. Tutti stiamo aspettando che finiscano le operazioni scientifiche in corso per avere risposte”.
E sull’affidamento delle indagini alle autorità italiane, il cardinale spiega che è stato fatto per “ragioni di trasparenza. Abbiamo deciso che era la strada migliore per evitare che un domani potessero nascere eventuali recriminazioni, alimentando il ritornello che la Santa Sede ha tenuto nascosto qualcosa. Abbiamo scelto la strada della massima apertura possibile e della trasparenza. Questo ci ha convinto che potevamo affidarci agli esperti di parte italiana, la magistratura, la scientifica e tutti coloro che sono impegnati su questo caso”.
Parolin ripercorre le tappe: “Sono stati ritrovati dei resti umani, abbiamo voluto sapere di chi fossero e abbiamo chiesto l’aiuto dell’Italia, ma da parte nostra non c’è stato alcun collegamento alla Orlandi. Aspettiamo la fine di questi accertamenti che richiedono il loro tempo”. E poi, parlando dell’impegno del Vaticano sul caso della 15enne, Parolin aggiunge: “Sono arrivato quando il caso era già stato trattato e archiviato da parte italiana. Posso ribadire fermamente che da parte nostra c’è la disponibilità ad aiutare a risolvere questo capitolo doloroso. È una vicenda che mi addolora. Ho spesso pensato alla mamma, la signora Orlandi e a tutta la famiglia. Capisco cosa possa significare non sapere che fine ha fatto una figlia. Immagino il tormento per non sapere se Emanuela era viva o morta, senza sapere dove è stata sepolta. Tutto questo provoca grande amarezza”. Il cardinale invita quindi ad aspettare “prima di fare qualsiasi valutazione, o apprezzamento, dobbiamo sapere. Occorre conoscere la provenienza di quelle ossa, la datazione. Se si tratta di ossa che hanno 200 anni è un conto, altrimenti è un altro paio di maniche”.
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