Andare a capire il carattere della rete, il perché un qualcosa, un video, una frase, una foto, diventi virale e altre no, è davvero impresa impossibile. A ricordarcelo ogni anno l’8 gennaio torna puntuale l’Ascanio Day. Magari molti di voi si staranno chiedendo come mai la vostra bacheca è piena di post che si riferiscono ad un personaggio di nome Ascanio e perché in molti oggi, perlomeno metaforicamente, gli aprono la porta. Proviamo a spiegare.
Esattamente undici anni fa un utente di nome Celestinocamicia pubblica su YouTube il video della canzone “Pariya” del cantante iraniano Shahram Shabpareh, giocando ad “italianizzare” il testo, un po’ come facevano meravigliosamente bene i ragazzi del Trio Medusa su Deejay Tv. Il suddetto testo, che in questa rilettura divertente, chiamata tecnicamente “mondegreen”, stravagante variante di un’omofonia, diventa “Esce ma non mi rosica”, recita proprio “Ehi lascia entrare Ascanio / all’otto di gennaio”.
[youtube https://www.youtube.com/watch?v=3sCMMhHOmDQ]
Divertente si, ma rappresenta un fenomeno che va ben oltre la semplice viralità, qualcosa che imperversa senza tregua in ogni angolo del web per poi sparire, ma diventa una sorta di tradizione internettiana, ogni 8 gennaio il video di Shabpareh viene ricondiviso all’inverosimile, si formano gruppi, vengono realizzati migliaia di meme e organizzati eventi su Facebook (si presuppone non tutti reali) al grido unanime di “Lascia entrare Ascanio”.
E anche questo 2019 non è da meno, perfino il gruppo comico Le Coliche quest’anno ha dedicato ad Ascanio uno sketch ad hoc, coinvolgendo l’ex coinquilino del Grande Fratello Ascanio Pacelli. E chissà se Shahram Shabpareh è al corrente di questo successo tutto italiano? Attenzione, di certo non è uno non abituato ad essere cliccato in rete, dato che non stiamo parlando di un artista qualsiasi, ma di un musicista molto affermato in patria, uno degli interpreti più importanti del pop iraniano, un artista che ha venduto milioni di album in tutto il mondo.
Secondo la biografia ricostruita da Vice qualche anno fa, a 17 anni la sua band, i Rebels, vengono definiti “la risposta iraniana ai Rolling Stones” ed è anche considerato il miglior batterista della storia della musica iraniana. Dal 1979, anno della rivoluzione islamica in seguito alla quale la musica rock è messa al bando, Shabpareh si trasferisce a Los Angeles, dove continua la sua attività e conduce anche show televisivi in lingua persiana. Per noi italiani invece è colui che ci prega, ogni otto gennaio, con quell’ipnotizzante melodia che suona così esotica alle nostre orecchie, di fare entrare Ascanio.
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