“Abbiamo passato giorni molto pesanti e sappiamo che ce ne saranno altri altrettanto duri. Sentiamo il bisogno di dire alla gente che va tutto bene. Perché va davvero tutto bene, perché in fondo il virus a noi non ha attaccato, va tutto bene perché i nostro cari stanno a casa, sono tranquilli e sereni. Ma va davvero bene a tutti? Ci sono tre persone che hanno preso il virus, ce ne sono altre 26 che sono chiuse in camera, sole, impaurite, non possono uscire, sono lontane dalle famiglie, dagli affetti… e per loro non va tutto bene”.
Toni pacati quelli di Andrea Stancato, direttore del Mercure Hotel di Palermo, dove da giorni è in isolamento una comitiva di Bergamo dopo che tre turisti sono risultati positivi al tampone per il coronavirus. “Abbiamo deciso – spiega in un videomessaggio su Facebook – di passare la quarantena qui. La nostra è una quarantena volontaria, potevamo starcene a casa, ma loro in questo momento hanno bisogno di noi. Siamo sereni, siamo convinti che questa sia la cosa giusta”.
Aggiunge il direttore dell’hotel del centro cittadino: “Non c’è bisogno di soldi, di beneficenza, ma di presenza, di essere presenti, ora e qui, senza parole. La cosa che ci fa quasi sentire a disagio è che queste persone non fanno altro che ringraziarci, che dirci che siamo degli angeli, quando questo dovrebbe essere la normalità, dovrebbe essere la vita normale, la vita bella”. La proprietaria dell’Osteria Ballarò “ci ha offerto gratuitamente i pasti: questa è la strada giusta”.
Invece, incalza con amarezza, “abbiamo assistito a cameramen sdraiati per terra per inquadrare le sale dove venivano effettuati i prelievi, cercando di spiare tra le fessure. Abbiamo visto persone scattare selfie davanti all’albergo. Abbiamo visto le nostre parole artefatte dai giornalisti per creare più panico e paura e abbiamo ricevute telefonate di scherno. Sentiamo di imprenditori e funzionari impegnati a cercare e chiedere fondi per superare questo momento: tutto giusto, è un’azione necessaria, ma pensiamo che ci siano i tempi per ogni cosa, ogni cosa al tempo giusto”.
Ma assicura: “Abbiamo vissuto tutto questo con spirito sereno perché siamo sicuri che stiamo facendo la cosa giusta. La normalità sono le nostre famiglie che ci supportano in questo momento così difficile, la normalità è aiutare questa gente che non ha nessuna colpa, la normalità è trovare il bene dove il bene sembra non esserci e aggrapparsi a questo bene, tenerselo stretto… e quindi noi ci teniamo stretti tutti i messaggi di solidarietà che abbiamo ricevuto in questi giorni, i sorrisi dei nostri vicini di hotel, le telefonate con i dottori che si sono sacrificati fino alla sfinimento.
Ci teniamo stretti i nostri occhi lucidi, le nostre paure, i silenzi delle nostre mogli e dei nostri mariti che forse si chiedono a volte cosa ci stiamo a fare ancora qui. Ci teniamo stretto il bene che stiamo facendo in questo tempo brutto che ci hanno disegnato, dove ci hanno catapultato. Questo virus alla fine non è così invincibile: qua va tutto bene, tranquilli!”.