Cronaca

Nel mar Mediterraneo prosegue la “strage invisibile”

Quel che si temeva è accaduto. È di 5 morti e 7 dispersi il bilancio delle vittime del naufragio di una imbarcazione nelle acque sar maltesi, la stessa creduta dispersa nei giorni scorsi. I sopravvissuti, riferisce l’Organizzazione mondiale delle migrazioni (Oim), sono 51 e sono stati consegnati da un cargo alla Guardia costiera libica, affinchè questa, in violazione dei trattati internazionali, li portasse nei porti “non sicuri” della Libia. 

“Ripetiamo ancora una volta – affermano l’Oim e l’Unhcr – che i migranti soccorsi in mare non dovrebbero mai essere riportati in Libia, paese già di per sé non sicuro e dove non può essere garantito il rispetto dei diritti umani ma in questo momento più pericoloso che mai perché in questi giorni ci sono stati pesanti bombardamenti a Tripoli“. Il caso “è più grave perché i migranti sono stati soccorsi in acque SAR maltesi e quindi secondo il diritto internazionale dovevano essere portati in un porto sicuro europeo”.

“Negli ultimi giorni abbiamo assistito alla presenza di diverse imbarcazioni di fortuna alla deriva nel Mediterraneo, con centinaia di persone in pericolo di vita, che pur avvistate, individuate e seguite dai potenti mezzi di Frontex e di diversi paesi europei tra cui il nostro, non sono stati soccorsi per giorni!”, ha affermato il deputato radicale Riccardo Magi.

“E’ stata probabilmente questa protratta omissione di soccorso messa in atta da diverse autorità che pure erano a conoscenza di quelle situazioni, a causare la tragedia dei cinque morti riportati nel porto di Tripoli e degli altri dispersi in mare. Altri naufraghi fortunatamente sono stati tratti in salvo dalle navi Alan Kurdi e dalla Aita Mari di due ONG. È necessario e urgente che il governo italiano riferisca al Parlamento su quanto è avvenuto negli ultimi giorni, sulle informazioni e sulle decisioni che i ministri competenti hanno assunto, sul decreto ministeriale illegittimo e surreale che dichiara “porti non sicuri” i porti italiani, sul decreto del Capo della Protezione civile che in parte contrasta con esso. Non sarà certo agendo con cinismo e disumanità e in violazione del diritto internazionale che usciremo prima dalla emergenza sanitaria, sociale ed economica”.

“Non è che stiamo dicendo di no al salvataggio di vite umane, non dormirei la notte, non sarei più io, stiamo dicendo organizziamo in modo che si proteggano i migranti e gli italiani, il sistema sanitario non può reggere un impatto di questo tipo”, ha reagito il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Paola De Micheli, nel corso di una diretta con la Scuola di politiche. “Nelle acque maltesi – ha spiegato De Micheli – si è verificato un episodio su cui si stanno facendo verifiche, erano acque maltesi ma se fossimo stati chiamati saremmo intervenuti. Non si può mettere in discussione il fatto che la guardia costiera salvi le vite umane”. 

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