Cronaca

Nel giallo di Desirée Piovanelli è spuntato un Dna senza nome

Desiree piovanelli dna

Una traccia biologica sconosciuta, ignoto 1, potrebbe far riaprire il caso di Desirée Piovanelli. L’omicidio della giovane bresciana, come ricorda oggi il Giornale di Brescia, è stata chiusa con quattro condanne, ma la famiglia della 14enne uccisa nella Cascina Ermengarda a Leno (Brescia) nel settembre del 2002 vuole riaprire il caso.

Il padre è convinto come dietro il delitto ci fossero anche altre persone oltre ai coinvolti che sono stati giudicati colpevoli. E a sbloccare il caso potrebbe essere la nuova prova: sul giubbino che indossava Desirée è stata trovata una traccia biologica: sul gomito destro e sul costato.

Un indizio emerso durante le indagini e mai approfondito. “Questa traccia può essere decisiva per identificare colui che potrebbe essere sospettato di aver partecipato al delitto”, ha spiegato l’avvocato Alessandro Pozzani. L’ultima parola ora spetterà alla Procura che dovrà decidere se avviare nuove indagini.

Desirée scomparve da casa, a Leno, in provincia di Brescia, il 28 settembre 2002. Qualche giorno dopo, il suo corpo fu ritrovato a pochi metri da una cascina abbandonata e si scoprì che la giovane era stata uccisa proprio nel casolare diroccato da un gruppo di tre adolescenti guidati da Giovanni Erra, 36 anni all’epoca dei fatti, unico adulto del gruppo.

Il branco aveva deciso di ‘darle una lezione’ perché lei non voleva stare con uno di loro. Nel 2005 Erra è stato condannato a 30 anni di carcere, nel secondo processo d’appello (dopo che la Cassazione aveva cancellato una condanna a 20 anni). Diciotto, 15 e 10 anni per i tre minori.​

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