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Marco Cappato
La Corte d’Assise di Milano ha assolto Marco Cappato dall’accusa di ‘aiuto al suicidio’ per avere accompagnato Fabiano Antoniani (Dj Fabo), rimasto tetraplegico e cieco a causa di un incidente stradale, a morire in una clinica in Svizzera. Un lungo applauso ha accolto la lettura in aula del dispositivo di assoluzione “perché il fatto non sussiste”.
È stata quindi accolta la richiesta del procuratore aggiunto Tiziana Siciliano e del pm Sara Arduini, secondo i quali Cappato andava assolto ‘perché il fatto non sussiste’. Antoniani “e’ stato libero di scegliere di morire con dignità”, ha detto Siciliano. Secondo il magistrato, la scelta di Dj Fabo è avvenuta in conformità alle condizioni individuate dalla Consulta per escludere che l’accompagnamento di un malato a morire sia considerato un reato.
Antoniani, ha argomentato Siciliano, soffriva di “una patologia irreversibile che gli procurava “gravi sofferenze fisiche e psicologiche”, “dipendeva dalle macchine che lo tenevano in vita” e ha preso “una decisione libera e consapevole” di morire. “Fino alla mattina della morte – ha spiegato – Cappato gli ha prospettato la possibilità di scegliere una via alternativa”.
Durante l’udienza, Marco Cappato ha ricevuto la notizia della morte della madre, che era ricoverata in ospedale a Milano. I suoi legali hanno chiesto una breve sospensione dell’udienza. Il leader dell’associazione ‘Luca Coscioni’ ha abbracciato in lacrime la moglie e poi è rientrato in aula, riprendendo il suo posto e rilasciare una dichiarazione spontanea, nella quale ha chiesto ai giudici della Corte d’Assise di Milano di assolverlo riconoscendo “il diritto all’autodeterminazione individuale” a persone che, come Fabiano Antoniani, ritengano non dignitose le condizioni in cui versano.
“Non è la tecnica del tenere in vita o del fare morire a essere rilevante – ha detto – ma la condizione di vita, di dignità e di libertà che ciascuno vuole garantire a se stesso”, ha detto il tesoriere dell’associazione ‘Luca Coscioni’, affermando di non desiderare un’assoluzione per altre ragioni che non siano questa, come potrebbe essere il considerare “non rilevante” il suo aiuto a morire per Dj Fabo.
Cappato ha evidenziato come attualmente “la possibilità di andare a morire in una clinica Svizzera non è alla portata di quasi nessuno rispetto alla persone che ritengono di averne bisogno per il costo del viaggio e la lunghezza della procedura”.
“Ritenere necessaria la presenza di un trattamento di sostegno vitale per ammettere l’aiuto al suicidio – ha aggiunto – creerebbe una discriminazione irragionevole e incostituzionale tra chi è tenuto in vita artificialmente e quanti non lo sono ancora perché si imporrebbe a questi ultimi di accettare un trattamento invasivo al solo scopo di poter chiedere assistenza al suicidio”.
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