In arrivo domani in edicola, solo per un giorno, un’edizione speciale dell’Unità, lo storico quotidiano fondato da Antonio Gramsci che ha chiuso i battenti nel 2017. Si tratta in realtà di un’operazione, oltre che simbolica, dalla valenza pratica: l’editore evita così la decadenza della testata, che per legge scatta dopo un anno dalla fine delle pubblicazioni. Già il 25 maggio 2018 era uscito infatti un numero speciale dal prezzo di un euro. Ma quest’anno il piccolo colpo di scena è nel nome del direttore che “firmerà” il giornale, consentendone l’uscita: si tratterà di Maurizio Belpietro, direttore della Verità e lontanissimo, come noto, dalle posizioni dell’ex quotidiano del Pci.
“Ieri sera l’editore Pessina mi ha chiamato – ha spiegato Belpietro a Repubblica – chiedendomi semplicemente se potevo firmare il numero e io ho accettato. In tempo di crisi di giornali mi è sembrato giusto salvare una testata, che altrimenti rischia di sparire. Di certo non ho nessuna intenzione di fare il direttore dell’Unità, testata di cui peraltro non condivido molte delle cose che vengono pubblicate”.
Sebbene l’intento sia quindi salvare la testata, il comitato di redazione del giornale ha reagito male: “Maurizio Belpietro direttore de l’Unità. L’ultimo affronto alla storia del quotidiano fondato da Antonio Gramsci è arrivato questo pomeriggio all’improvviso e senza alcuna comunicazione al Comitato di redazione da parte dell’amministratore delegato Guido Stefanelli – scrive il Cdr – quando in redazione era in chiusura il numero speciale realizzato per evitare la decadenza della testata. Si tratta di un gesto gravissimo, un insulto alla tradizione politica di questo giornale e della sinistra italiana prima ancora che una violazione delle norme contrattuali. L’Unità, giornale fondato da Antonio Gramsci e sopravvissuto al fascismo, in mano ad un direttore da sempre apertamente schierato con la parte più conservatrice della politica italiana e più volte alla guida di giornali di proprietà di Silvio Berlusconi che a l’Unità e ai partiti della sinistra non hanno mai risparmiato insulti e campagne d’odio”.
Per questo, proseguono i giornalisti, “il giornale sarà domani in edicola con la firma di Maurizio Belpietro ma non con quella di Umberto de Giovannangeli che, componente del comitato di redazione chiamato a lavorare a questo numero speciale, avendo saputo del cambio di direzione soltanto pochi minuti prima che il giornale andasse in stampa ha deciso di ritirarla in segno di protesta. Da mesi la redazione è impegnata in un estenuante confronto con la proprietà nel tentativo di riportare il giornale in edicola, anche a costo di pesanti sacrifici, e mai una simile evenienza è stata prospettata al comitato di redazione e alla Federazione Nazionale della Stampa”.
Dell’intento di acquistare la testata manifestato il mese scorso da Michele Santoro, che aveva riacceso le speranze del Cdr, non si è, nel frattempo, saputo più nulla. Alcuni esponenti di Articolo 1, come Roberto Speranza e Arturo Scotto, hanno manifestato su Twitter indignazione per la scelta di Belpietro. Ma di iniziative concrete per riportare in edicola il giornale che fu del Pci non parla proprio nessuno.
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