Cronaca

L’orso più ricercato d’Italia è entrato in letargo

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Provincia autonoma di Tento

L’oso M49 immortalato da una fototrappola

Dalla lunga fuga al letargo invernale: dall’essere l’orso più ricercato d’Italia al riposo tra le rocce delle montagne ora innevate del Lagorai nel Trentino orientale. La storia di M49, l’orso bruno di tre anni e mezzo dal peso di circa 140 chilogrammi, ha appassionato, ha coinvolto la popolazione diventando subito l’evento più seguito dell’estate 2019 prima della caduta del governo gialloverde.

Quella di M49 è stato il racconto a puntate di un orso problematico che prima scorrazzava tra le vallate del Trentino uccidendo animali da allevamento, per poi essere stato catturato e quindi fuggire dal recinto dov’era stato rinchiuso: per mesi, inseguito dai forestali, ha macinato chilometri tra la Valsugana in Provincia di Trento fino all’Alto Adige dove in un incontro ravvicinato in uno stretto canyon nella zona di Aldino, ha terrorizzato un uomo.

La sua storia ha interessato in prima persona anche il ministro all’Ambiente Sergio Costa che, ribattezzandolo ‘M49-Papillon‘, aveva fortemente criticato il provvedimento di abbattimento del plantigrado emesso, nel caso di avvicinamento a uomo o abitazioni, dal governatore trentino della Lega Maurizio Fugatti.

L’ultima traccia lasciata da M49 risale a oltre un mese fa: era l’11 ottobre quando nel Vanoi, Trentino orientale, l’orso uccise un torello. Argomento dell’estate, con articoli a occupare per giorni le prime pagine dei quotidiani nazionali e servizi televisivi dedicati, oggi di M49 non se ne parla più.

Ma che fine ha fatto l’orso più ricercato d’Italia?

Lo abbiamo chiesto a Luigi Spagnolli, direttore dell’Ufficio caccia e pesca della Provincia Autonoma di Bolzano e già direttore del Parco Naturale dello Stelvio. “L’ultima segnalazione risale a due settimane fa nella Val Calamento, zona Valsugana nel gruppo del Lagorai e adesso con le grandi nevicate sarà sicuramente andato in letargo – dice Spagnolli intervistato dall’Agi – Avrà trovato una tana oppure se la sarà creata in zone isolate, tra i boschi o dentro le rocce. Nel periodo di letargo ogni specie di animale riduce il battito cardiaco e riemerge quando il clima torna più mite. Nel caso dell’orso M49 resterà sotto la neve in una tana con una temperatura attorno allo zero e mai inferiore. Con tutte le predazioni dei 2018, circa una trentina di capi domestici (bovini ed equini), e anche quelli più recenti, ha accumulato un certo strato di grasso e quindi è ben preparato ad affrontare l’inverno all’interno della tana”.

La storia di M49

La ‘M49 story’ inizia in una notte d’estate, quella tra domenica 14 e lunedì 14 luglio. Catturato dal personale del Corpo Forestale Trentino mediante trappole tra i boschi di Val San Valentino in Val Rendena, il plantigrado è stato portato nell’area faunistica dedicata del Casteller, a Trento Sud. Rinchiuso attorno alle ore 3 all’interno del recinto e tolto il radiocollare che consentiva il monitoraggio dei suoi spostamenti, M49 dopo circa due ore riusciva a fuggire scavalcando la recinzione elettrificata con cavi a 7.000 volt, certificata dal ministero e da Ispra.

Per diverse settimane M49 è stato ‘foto-trappolato’ tra i boschi della Marzola tra Trento e la Valsugana. Il presidente Fugatti era subito intervenuto con un’ordinanza che, in caso di pericolosità per l’uomo o avvicinamento alle case, ne prevedeva l’uccisione. La polemica è subito divampata con gli animalisti a prendere posizione chiedendo anche l’intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Il ministro Costa ha più volte ribadito il suo no all’abbattimento. Col trascorrere dei giorni gli avvistamenti dell’orso M49 diventavano sempre più isolati. Due volte è stato visto di notte da automobilisti. Ad agosto i suoi spostamenti, seppur silenziosi perchè non lasciavano particolari tracce di “pasti”, iniziavano a farsi più frequenti, dalla Vigolana alla valle di Cembra fino all’Alto Adige.

La vigilia di Ferragosto alcuni cacciatori di Faedo avevano segnalato ai forestali altoatesini orme di orso nel fango. In quel periodo la Provincia di Bolzano stava facendo fronte ad un altro problema, quello del lupo che sbranava soprattutto pecore nei masi di montagna. In Alto Adige di M49 sono state trovate prima orme e ciuffi del suo pelo, poi è stato avvistato da un escursionista nel canyon del Bletterbach e spaventato due pastori che si trovavano all’interno di una roulotte nella zona di passo Oclini.

Il governatore altoatesino Arno Kompatscher si era rifatto a quanto prevedeva il piano Pacobace firmando un’ordinanza uguale a quella dei ‘cuginì trentini che prevedeva prima la cattura e, in caso di pericolosità per l’uomo, anche l’uccisione. A fine agosto l’orso M49 per qualche istante era entrato in una trappola liberandosi immediatamente ritornando in Trentino. 

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