Cronaca

L’Orso M49 sarebbe ore in fuga dal Trentino in direzione Alto Adige

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Provincia autonoma di Tento

L’oso M49 immortalato da una fototrappola

L’orso bruno M49-Papillon è il più grande ricercato dell’estate. L’ultimo luogo di avvistamento, alcuni giorni fa, sulle pendici della Marzola, la montagna di Trento mentre le ultime orme rilevate, ieri mattina in una zona fangosa tra i boschi di Faedo sopra la valle dell’Adige quindi ormai prossimo a sconfinare in Bassa Atesina in provincia di Bolzano. L’orsetto – diventato un po’ il simbolo dell’estate 2019 anche perché su di lui in territorio trentino pende il provvedimento dell’abbattimento firmato dal governatore leghista Maurizio Fugatti contestato dal ministro all’Ambiente Sergio Costa – è in fuga e, a quanto, pare non pranzerebbe con pecore o altri animali. Se non per qualche saltuario avvistamento o delle foto-trappole risalenti ad un mese fa, M49 sembra non amare farsi vedere troppo in luoghi abitati. 

A seguito della segnalazione nel comune di Giovo, quindi non distante dall’Alto Adige, i forestali trentini hanno avvisato i colleghi altoatesini. “Abbiamo allertato le riserve e le stazioni forestali della Bassa Atesina e se dovesse sconfinare cercheremo di capire dove andrà. Per il momento nessuna segnalazione”, dice all’AGI Luigi Spagnolli, direttore dell’ufficio caccia e pesca della Provincia Autonoma di Bolzano. M49 è un orso bruno di 3 anni e mezzo dal peso di circa 140 chilogrammi, senza radiocollare e, come ha sostenuto il ministro Costa nel soprannominarlo ‘Papillon’, una specie a rischio d’estinzione.

L’orso M49, che i forestali trentini lo hanno considerato ‘problematico’, era stato catturato nella tarda serata di domenica 14 luglio in Val Rendena nel Trentino meridionale e rinchiuso al faunistico del Castellera Trento sud. Dopo qualche ore trascorso nel recinto, in piena notte, il plantigrado al quale era stato tolto il radiocollare ha scavalcato le recinzioni alte fino a quattro metri inoltrandosi nel bosco. Nei due giorni seguenti la fuga l’orso era stato foto-trappolato tra i boschi della Marzola, la montagna tra il capoluogo trentino e la Valsugana.

Nessun danno a cose o animali, nemmeno ai greggi di pecore che si trovavo nella zona prossima alla sommità. Successivamente solo pochi avvistamenti (risalgono ai primi di agosto), uno di notte fatto da una giovane donna mentre si trovava alla guida della sua automobile, l’altro di giorno da un gruppo di escursionisti sulla parte sommitale della Marzola. Sin dalle ore successive alla fuga il presidente trentino Fugatti aveva firmato il provvedimento di abbattimento nel caso si fosse avvicinato alle abitazioni e diventasse pericoloso per l’uomo. Seguirono accese ed aspre polemiche tra animalisti ed ambientalisti con alcune manifestazioni di protesta e l’intervento del ministro Costa che più volte aveva ribadito di “non ammazzare l’orso”.

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