Guglielmo Marconi nasceva il 25 aprile di centoquarantacinque anni fa. Inventore della radio e premio Nobel per la fisica nel 1909, Marconi è stato il precursore dello scienziato moderno: i suoi studi e ricerche erano puntualmente finalizzati a realizzazioni pratiche e lo stesso si può dire per il progetto alla base dell’invenzione della radio, punto di partenza da cui si sono sviluppati i moderni sistemi e metodi di radiocomunicazione.
Le prime sperimentazioni risalgono al 1892 quando nella soffitta di Villa Griffone, la casa paterna, Marconi era riuscito a fare trillare un campanello elettrico su un apparecchio ricevente posizionato nel lato opposto della stanza. Nei mesi seguenti, anche grazie a un cospicuo investimento dei soldi paterni, era riuscito gradualmente ad aumentare le distanze e a riportare gli stessi risultati all’aperto inventando il sistema antenna-terra.
Il 2 giugno 1896 Marconi depositava a Londra il brevetto della radio sulla cui reale paternità, tuttavia, sono state avanzate all’epoca accese polemiche. Nello stesso periodo, infatti, alla trasmissione telegrafica senza fili stava lavorando anche Nikola Tesla, scienziato nato il 10 luglio 1856 da genitori serbi in un villaggio della Croazia e naturalizzato statunitense.
Lo scienziato serbo, passato alla storia come l’inventore della corrente alternata e come uno dei padri della robotica moderna, aveva ottenuto gli stessi risultati di Marconi, riuscendo a coprire anche distanze maggiori, e molto prima dello scienziato italiano. Tesla aveva registrato negli Usa il suo primo brevetto sulla telegrafia senza fili nel 1897, ma la conferma arrivò solo nel 1900, e nel 1889 aveva registrato anche il brevetto di un sistema di controllo multicanale, che riusciva ad agire sui movimenti dei vascelli su corte distanze.
Marconi portò a registrate il brevetto sulla telegrafia senza fili in America solo nel 1900 e fu inizialmente rifiutato. Tesla e Marconi si sono visti riconosciuti a turno la paternità della radio: nel 1911 la High Court del Regno Unito la attribuì all’italiano mentre nel 1943 la Corte Suprema degli Stati Uniti la attribuì a Tesla, ma unicamente nel territorio americano. Marconi ha sempre sottolineato di non avere letto i testi di Tesla, ma ha riconosciuto l’importanza e l’influenza che altri scienziati hanno avuto sul suo lavoro.
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