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Alessandro V., Alessandro R., Dario, Davide, Enrico, Marilou, Lorenzo, Angelo, Marco. Otto uomini e una donna, l’unica non italiana, tra i 29 e i 68 anni, tutti morti nel mese di agosto in Lombardia mentre stavano lavorando. Nomi prima ancora che dati inseriti nella triste contabilità del 2019 dalla quale emerge che la Lombardia, con 88 decessi tra gennaio e luglio, è l’unica regione del Nord a registrare un aumento rispetto allo stesso periodo del 2018 quando le vittime furono 83.
Nella triste graduatoria del mese in cui, in teoria, il lavoro rallenta e quindi anche la probabilità di incidenti, primeggia la provincia di Cremona con 3 caduti, due sono i morti a Milano, uno a Brescia, uno a Mantova, uno a Bergamo, uno a Varese.
Dietro i nomi ci sono delle storie che, di rado, vengono raccontate dai media. Il 14 agosto a due passi dal Tribunale di Milano, Marilou Reyes, 54 anni, è caduta dal quarto piano di un bel palazzo mentre stava pulendo i vetri. Aveva lasciato il lavoro da manager nel suo Paese, le Filippine, per venire a fare la domestica in Italia e garantire ai figli, lasciati nella sua terra, una vita migliore della sua. Lo stesso giorno, Lorenzo Bano, 28 anni, è rimasto inerme sotto a una pedana durante i lavori di manutenzione di un camion a Calcinate (Bergamo). “Un ragazzo operoso, sempre corretto e apprezzato per le sue doti professionali e umane”, l’ha ricordato la ditta di trasporti GB di cui era dipendente da quattro anni.
Alessandro Vezzoli è morto a 28 anni colpito alla testa da un tondino durante i lavori per la costruzione di un parcheggio sotterraneo a Milano. Secondo una prima ricostruzione, non indossava il caschetto di protezione. Era andato a convivere da tre settimane con la fidanzata. Non è servita un’autopsia – la Procura ha ritenuto di non disporla – per capire le cause della fine di Angelo Baresi, l’operaio di 51 anni folgorato il 21 agosto da una scarica di 15mila volt a Castiglione delle Stiviere, in provincia di Mantova.
Il giardiniere Enrico Ripamonti per gli amici era ‘Brighela’ (in lombardo ‘birichino’), soprannome ispirato dalla sua voglia di divertirsi. È morto a 68 anni a Rivolta d’Adda mentre lavorava con una pinza meccanica per raccogliere dei tronchi. Uno dei tubi idraulici collegati ai comandi manuali della pinza gli è esploso in faccia schizzandogli dell’olio bollente sulla gola.
Hanno perso la vita in fabbrica Alessandro Rosi di 45 anni nell’acciaieria ‘Arvedi’ di Cremona, e Davide Misto, all”Orsa’ di Gorla Minore (Varese). Il primo è stato schiacciato da una trave d’acciaio che stavano spostando due gru, il secondo è finito stritolato tra i rulli di un nuovo macchinario nell’azienda che produce rivestimenti sintetici e dove il 10 luglio si era infortunato in modo grave un altro operaio. I sindacati hanno indetto uno sciopero di due ore e un presidio davanti all’Orsa’ per lunedì denunciando “la sottovalutazione dei rischi” da parte dell’azienda.
Sempre in provincia di Cremona, a Madignano, il lattoniere Marco Tacchinardi, 45 anni, è volato dal tetto di un capannone industriale morendo sul colpo. Titolare della ditta che portava il suo nome, ha lasciato moglie e due figli. Anche Dario Nolli, 68 anni, è precipitato per 10 metri il 27 agosto dal tetto di un capannone dell’azienda di famiglia a Carpenedolo (Brescia) dove si era recato, insieme ad alcuni operai, per verificare i danni provocati dal maltempo.
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