“Condannati i genitori: non fecero curare Eleonora”. Eleonora Bottaro era una ragazza di Padova, morta il 29 agosto 2016 in una clinica svizzera. Aveva da poco compiuto 18 anni. Ammalatasi a 17 anni, aveva rifiutato la chemioterapia al fine di curare una a leucemia linfoblastica acuta, seguendo invece le convinzioni dei genitori, sostenitori del “metodo Hamer”. I quali, ieri sono stati condannati in appello a 2 anni “per averla manipolata”. E la madre, dopo la sentenza, ha dichiarato: “Rispondo solo alla giustizia divina, non sono pentita di nulla, rifarei tutto”.
La notizia è secca, ma il Corriere della Sera nella sua edizione cartacea ha scelto di metterla al centro della prima pagina incorniciando anche il bel volto sorridente di Eleonora. Perché è una storia tragica ma anche emblematica in un Paese dove ancora pochi giorni fa una ragazza che s’è ferita ad un ginocchio è morta di tetano perché non vaccinata. E i genitori di Eleonora sono risultati colpevoli per “non aver dato alla figlia gli strumenti per fare una scelta libera, colpevoli di averla manipolata facendola aderire alla propria convinzione che dal tumore si guarisce anche senza chemioterapia, colpevoli di essersi frapposti sempre tra lei e i medici impedendole di avere un quadro completo della malattia” secondo la tesi dell’accusa, sostenuta procuratrice aggiunta Valeria Sanzari.
“I genitori, che già avevano perso un figlio per una grave malattia nel 2013 – si legge nell’articolo – avevano aderito al metodo di Ryke Geerd Hamer, il medico tedesco radiato che curava i tumori con vitamine, cortisone e psicoterapia”. Si tratta di una teoria “priva di basi scientifiche”, si legge nella scheda di approfondimento accanto all’articolo principale, “che nasce dalla personale esperienza di Ryke Geerd Hamer che la elaborò dopo la morte del figlio Dirk, ucciso nel 1978 da un colpo sparato da Vittorio Emanuele di Savoia durante una lite all’isola di Cavallo. L’anno dopo Hamer (radiato dall’albo dei medici nel 1981) fu colpito da un tumore del testicolo che attribuì allo choc causatogli dalla tragedia. Hamer, deceduto nel 2017, sosteneva che alla base della malattia ci siano squilibri psichici causati da traumi improvvisi e drammatici che portano a conflitti biologici, a loro volta precursori del cancro”.
Cosa prevede il metodo Hamer
I tumori, secondo questa teoria, si curerebbero pertanto “risolvendo il conflitto che li ha provocati”. “Hamer è stato condannato più volte per esercizio abusivo della professione medica e frode e ha trascorso molti mesi in carcere”. L’allergia dei genitori di Eleonora “per la medicina tradizionale li aveva indotti a curarla in casa con punture ‘di acqua di mare’ e cortisone”. Quando si è ammalata, la ragazza era minorenne, perciò nella sentenza “il giudice ha accolto – si legge su La Stampa di Tornio – la richiesta del pubblico ministero che in due ore di requisitoria ha spiegato come i genitori avessero ‘plagiato’ la figlia, impedendole costantemente di essere informata sulle cure e di fare le proprie scelte in maniera libera e consapevole”. Nel processo sono stati sentiti i medici che avevano diagnosticato il tumore alla ragazza e “le loro testimonianze hanno fatto emergere la difficoltà nel riuscire a parlare da soli con Eleonora, data la continua presenza dei genitori”.
Il caso aveva sollevato forti reazioni nell’opinione pubblica, si legge su Libero, “e riacceso, in Rete, il dibattito tra sostenitori della scienza e no-vax. Tra i più duri, il virologo Roberto Burioni che si disse convinto fosse ‘una barbarie lasciare i genitori a giocare alla roulette russa con la salute dei figli’. Dopo l’assoluzione, il pm Sanzari ha fatto ricorso e ieri la Corte d’Appello ha sposato la linea della procura. Per lei Eleonora non ha mai avuto modo di costruirsi una libertà di scelta perché ‘plagiata’, soprattutto dal padre, che decideva ogni terapia, precludendole l’unica che avrebbe potuto salvarla. ‘Fino a pochi giorni prima di morire’, ha aggiunto la pm, ‘era convinta di guarire, di compiere i 18 anni e andare in vacanza al mare’”.
Raffaella Giacomin, legale della famiglia – si legge su Il Fatto Quotidiano – “sottolinea l’urgenza che emergano notizie vere. Non diffuse in modo scorretto, gravemente lesive per la famiglia già provata: tre anni prima aveva perso il primogenito per un arresto cardiaco mentre era in montagna. Sul fronte giudiziario Giacomin dichiara di voler aspettare la deposizione delle motivazioni della sentenza per capire il percorso logico-giuridico che ha portato a questa sentenza che ricordo è diversa da quella di primo grado anche perché in tutto il processo non è stato portato alcun nuovo elemento. In ogni caso, interporremo appello”.
Le motivazioni della sentenza verranno depositate tra 90 giorni; considerando la pausa di agosto, solo a ottobre si potrà conoscere cosa ha indotto la giudice ad accogliere la richiesta di condanna formulata nell’ipotesi accusatoria del pubblico ministero che in aula ha affermato: “Eleonora si sentiva nelle mani del padre, che decideva ogni terapia, precludendole l’unica che le avrebbe potuto salvare la vita” si legge ancora sul quotidiano diretto da Marco Travaglio.
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