AGI – La crisi dei semiconduttori non è più solo un’architettura mentale degli analisti, né è più solamente i sei mesi (anche un anno) per ritirare l’automobile che abbiamo rincorso da tempo nei nostri sogni, né la console per giocare che non si trova. Stavolta la crisi dei semiconduttori si siede a tavola con le famiglie. La prima vittima è la tessera sanitaria. Mancano i chip ed entra in crisi il sistema di servizi collegato (per l’acquisto i farmaci non dovrebbero esserci problemi, visto che le farmacie usano il codice a barre).
E domani? Domani ci sono i bancomat, le carte di credito e la carta d’identità elettronica. In questo momento l’offerta non riesce più a tenere il passo della domanda: rispetto a 5 anni fa, i tempi di consegna dei chip necessari per i sistemi di sicurezza bancaria informatica si sono dilatati fino a raggiungere le 52 settimane (contro le 27 settimane pre-pandemia). Una beffa. Soprattutto per questo Paese.
Le poche e sudatissime conquiste della digitalizzazione sono a rischio perché la catena di approvvigionamento è rallentata da fattori che conosciamo bene: tensioni internazionali con i paesi che hanno i materiali per i chip (Russia, Cina, Ucraina), inflazione, la super domanda contemporanea alla pandemia.
Quanto durerà questa crisi?
Tutto il 2023 sostengono gli analisti. Mentre si moltiplicano gli sforzi per raggiungere una sorta di indipendenza in questo settore. Europa e Stati Uniti si stanno muovendo con stanziamenti importanti per la costruzione di fabbriche e centri di ricerca.
Che sta succedendo con le tessere sanitarie? Il problema si concentra su quelle in scadenza. Ogni anno in Italia si sostituiscono circa 11 milioni di tessere sanitarie, che hanno una durata di sei anni, e ognuna di queste dal 2011 aveva un microchip. Il Ministero delle Finanze ha previsto la possibilità che le nuove tessere possano essere consegnate anche senza il chip. Una soluzione d’emergenza.
Dunque, le nuove tessere in distribuzione non avranno chip e avranno funzionalità limitate rispetto a quelle con il chip. Le tessere continueranno a valere come Codice Fiscale, a garantire l’accesso alle prestazioni del Servizio sanitario nazionale e a permettere l’accesso all’assistenza sanitaria nell’Ue. Non saranno però più utilizzabili come Carta nazionale dei servizi, utile per accedere ai servizi online messi a disposizione della Pubblica amministrazione, come per esempio l’identificazione e l’autenticazione online e la firma elettronica. Ad aumentare la confusione c’è che ogni Regione ha le proprie regole in fatto di servizi sanitari.
C’è anche un’altra soluzione: l’estensione della validità della tessera in scadenza. I cittadini potranno prorogare fino al 31 dicembre 2023 l’utilizzo della propria tessera con il chip anche con data di validità ormai scaduta, in modo da mantenere l’accesso ai servizi in rete fino al termine del prossimo anno. Una procedura che però non avviene in automatico e necessita di diversi passaggi manuali. Per farlo è necessario infatti collegarsi al sito Sistema Tessera Sanitaria e seguire le istruzioni.
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