Cronaca

La Sea Watch è in porto a Lampedusa, arrestata la capitana: rischia 10 anni

sea watch capitana arrestata

Agf

Carola Rackete

Aggiornato alle ore 10,18 del 29 giugno 2019.

È precipitata nella notte la vicenda Sea Watch. La comandante Carola Rackete, dopo una lunga giornata in attesa di una svolta, invocando lo “stato di necessità” per i 40 migranti a bordo, ha deciso di forzare il blocco delle motovedette e intorno all’1.50 la nave della ong tedesca, battente bandiera olandese, è entrata nel porto commerciale di Lampedusa. Poco dopo è salita la Guardia di finanza che alle 3 ha fatto scendere e ha portato via in auto la capitana che appare molto calma e determinata.

È in stato d’arresto per violazione dell’articolo 1100 del codice della navigazione, che richiama il comportamento del comandante o dell’ufficiale che commetta atti di resistenza o di violenza contro una nave da guerra nazionale, ed è punibile con la reclusione da tre a dieci anni.

Entrare nel porto di Lampedusa anche senza le autorizzazioni “è stata una decisione dell’equipaggio della Sea Watch” e non solo della capitana, ha detto l’avvocato della Ong tedesca, Leonardo Marino. “Siamo orgogliosi del nostro capitano, ha agito nel modo giusto. Ha insistito sulla legge del mare e ha portato la gente al sicuro”, ha affermato il Ceo di Sea Watch, Johannes Bayer.

Leggi anche: Salvini attacca la comandante della Sea Watch e i parlamentari a bordo della nave

Sulla banchina un massiccio cordone delle forze dell’ordine. L’ingresso della Sea Watch in porto dopo 17 giorni, con i suoi 40 migranti, era stato salutato da applausi, ma anche da contestazioni, con un gruppo di lampedusani guidata dalla storica esponente della Lega nell’isola, Angela Maraventano, a urlava “Vergogna” anche all’indirizzo dei cinque parlamentari a bordo.

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HANDOUT / SEA WATCH / AFP

Lo sbarco dei migranti della Sea Watch a Lampedusa

Rackete era già indagata per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e violazione dell’articolo 1099 del codice della navigazione contestato al comandante che non obbedisca all’ordine di una nave da guerra nazionale. Sull’isola è presente il procuratore aggiunto Salvatore Vella che aveva già fissato l’interrogatorio. “Sono passati quasi 60 ore da quando abbiamo dichiarato lo stato di emergenza. Nessuno ascoltava – ribadisce la Ong che spiega così la decisione presa – nessuno si è preso la responsabilità. Ancora una volta è toccato a noi portare in salvo 40 persone”. 

Carola Rakete ha passato la notte in commissariato, ma ora andrà agli arresti domiciliari, sull’isola di Lampedusa.

*Avramopoulos: i migranti vanno registrati

“Dobbiamo trovare una soluzione per le persone a bordo della Sea-Watch e la Commissione sta facendo il massimo a tal fine”, ha affermato in un’intervista a Repubblica il Commissario Ue con la delega ai migranti, Dimitris Avramopoulos, che ha svolto il lavoro diplomatico per trovare i cinque paesi europei disposti ad accettare le persone sbarcate dalla Sea Watch.

I migranti, però, “dovranno essere registrati dalle autorità italiane”, come è previsto dalle regole Ue sull’asilo. Il commissario ha poi denunciato che “in tutta Europa le migrazioni sono sfruttata da populisti e nazionalisti che provano a instillare la paura nei cittadini. Ma questo approccio non offre soluzioni”.

Avramopoulos si è detto “grato ai cinque paesi che hanno espresso la volontà di aiutare e di prendersi carico di alcuni migranti, il che significa che tutti quanti saranno redistribuiti dopo lo sbarco. Voglio ringraziare – ha dichiarato – Germania, Francia, Lussemburgo, Portogallo e Finlandia per avere mostrato solidarieta’”. Quanto alle Ong che salvano i migranti ma poi gli equipaggi vengono denunciati, il Commissario ha detto: “Dobbiamo riconoscere che questi vascelli e le Ong salvano vite umane e fanno un lavoro importante. Tuttavia non sono io che posso giudicare visto che farlo spetta alle leggi nazionali nelle mani dei singoli governi. Però è anche chiaro che non possiamo andare avanti in questo modo, la sfida delle migrazioni non può essere lasciata alla sola responsabilità di Italia, Grecia e Malta”.

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