
Gli sguardi della Madonna e del necroforo vestito di giallo, lei con l’indice alzato, lui in mesta contemplazione, sono i soli a potersi chinare sulle dodici bare allineate nella cappella dell’ospedale di Vaio a Fidenza, cittadina emiliana colpita con violenza dal coronavirus.
Nessun parente né amico può intromettersi nella nuova liturgia funebre imposta dalla malattia per evitarne la diffusione. Si muore senza una carezza e senza i conforti religiosi. Tutto è vietato ma la pietas è riuscita lo stesso a infilarsi nel percorso solitario comune a chi è stato aggredito dal virus: dal letto d’ospedale alla camera mortuaria al cimitero.
I feretri sono stati appoggiati qui, sottraendoli per un attimo alla rapida brutalità dello stato di emergenza, per lasciargli una sorta di ‘respiro’ sacro. Tra l’uomo con la divisa accesa che lo protegge assieme alla mascherina appiccicata al viso e la Madonna in postura spavalda sembra srotolarsi una preghiera muta per chi è dovuto andare via senza tenerezza.
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