
Max Ferrero / AGF
libri
“ La chiusura della libreria Paravia è una brutta notizia ma ineluttabile. Secondo me l’impatto di Amazon e del commercio online ancora deve scrivere tutta la sua dirompenza”. A parlare è Sante Altizio, 53 anni, torinese, anche noto come “Bookpostino” che tre anni fa ha deciso di dare vita ad un’associazione che promuove la lettura con incontri, momenti di riflessione, recensioni, una forte attenzione soprattutto all’editoria indipendente.
Non solo, il Bookpostino consegna in bicicletta, agli associati libri a domicilio, con tanto, quando è possibile, di dedica dell’autore. “Una sorta di risposta romantica ad Amazon”. Anche se di romantico nel dibattito di questi giorni non c’è proprio nulla. La libreria Paravia di Torino dopo quasi 198 anni di storia ha chiuso i battenti, per le titolari, la situazione non era più sostenibile. Una chiusura che segue a tante altre e che non sarà certamente l’ultima.
Le librerie che chiudono sono un fatto ineluttabile?
Il digitale è ineluttabile ma, forse, per quanto riguarda il campo editoriale è necessaria una regolamentazione che, ancora, a livello legislativo manca anche se io non so dire come. Quello che si può fare non è piangere sul latte versato ma immaginare il futuro: siamo in una fase di passaggio e come succede in ogni fase di passaggio c’è qualcuno che resta triturato. E mi rendo conto che, in questo momento, le librerie indipendenti ma anche quelle di catena vengono triturate da Amazon.
In questo Paese poi c’è un altro problema strutturale: si legge molto poco. E un associazione come il Bookpostino si propone proprio questo: creare nuovi lettori. Il problema, cioè, non è stimolare i lettori esistenti a leggere un po’ di piu’, è provare a capire se nel mondo dei lettori che non leggono, parliamo del 60% della popolazione, si riesce a fare amare l’oggetto libro anche digitale. Si riesce a fare capire che il libro è un buon compagno di viaggio, che si può affiancare a Netflix, ai social, è un altro modo di comunicare e scoprire il mondo. Questa è la nostra sfida.
Promuovere la lettura ma intanto come si possono aiutare le librerie?
Non credo che chiedere sussidi per le librerie possa essere una strada. Perché chiedere che le librerie siano sostenute economicamente e non magari la panetteria massacrata dalla grande distribuzione o altri piccoli negozi che chiudono perché il commercio online arriva ovunque?.
Il cuore del discorso è semplice: il margine per il libraio è il 30%, con questo si deve pagare le spese e farci uscire uno stipendio. È facile calcolare quanto dovrebbe vendere un libraio che sta da solo nella sua libreria indipendente, che paga l’affitto, le spese, per portarsi a casa 1500 euro al mese. È un’impresa titanica. Non credo che sulla piazza ci siano molti librai che portano a casa molto più di 1000 euro al mese”.
Creare reti tra librerie potrebbe aiutare?
Probabilmente sì ma c’e’ sempre il problema di fondo: c’e’ poca gente che compra libri. Sicuramente fare rete, ottimizzare i costi è un aiuto ma bisogna pensare ad un mercato diverso. Il nostro obiettivo dovrebbe essere che i lettori in questo Paese non siano 4 su 10 ma 7 su 10, allora i numeri potrebbero cambiare.
Anche il tema degli sconti bisognerebbe affrontarlo attentamente: non so dire se impedire uno sconto del 10/15% potrebbe essere una buona idea. Mi chiedo se alla fine non si rischia di impattare sul volume complessivo di venduto. Quello che secondo me sarebbe veramente necessario è uno sforzo legislativo, culturale per la lettura. La scuola insegna a leggere e i bambini, soprattutto quelli piccoli leggono molto. L’incantesimo finisce spesso nell’età delle scuole superiori. D’altronde: noi adulti leggiamo?
Pochi lettori, forte concorrenza dell’online, eppure hai deciso di diventare il Bookpostino
Io sono entusiasta di questa esperienza ma io ho un altro lavoro. Se da questa associazione dovesse dipendere il mio mantenimento sarei disperato. Oggi fare cultura non può essere un mestiere. Sono contentissimo di questa battaglia quasi utopica di cercare nuovi lettori ma se questo fosse il mio solo lavoro non riuscirei a farcela.
Tre anni fa avevo cominciato con una libreria ma poi, per motivi fiscali e burocratici, ho dovuto chiudere. E questo è già il tema. Da qui la decisione di diventare associazione , continuando a fare consegne a domicilio per gli associati ma in modo un po’ romantico. Una sfida ad Amazon romantica che non cerca il business. Ma mi rendo conto che questo certo non basta.
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