Francesco Fotia / Agf
Virginia Raggi e Marcello De Vito
Marcello De Vito è accusato di corruzione e traffico di influenze illecite. Dalla mattina di mercoledì è chiuso nel carcere romano di Regina Coeli perché, secondo la procura di Roma e il gip Maria Paola Tomaselli, il presidente M5s del Consiglio comunale di Roma avrebbe messo a disposizione la sua funzione e sfruttato la sua rete di conoscenze per agevolare gli interessi di tre distinti gruppi imprenditoriali: l’Eurnova di Luca Parnasi, il gruppo Toti rappresentato dai costruttori Pierluigi e Claudio, e la Holding riconducibile all’immobiliarista Giuseppe Statuto.
Per cosa lo avrebbe fatto? Per denaro, anche sotto forma di consulenze e incarichi professionali destinate allo studio legale del suo amico Camillo Mezzacapo e in parte finito nelle casse della Mdl, società che legava i due.
Tre i progetti ai quali sarebbe stato legato il suo intervento: la costruzione del nuovo stadio della Roma, che dovrebbe sorgere nell’area di Tor di Valle, la riqualificazione della zona legata agli ex mercati generali all’Ostiense e la realizzazione di un edificio in piazzale Ippolito Nievo dove c’era la vecchia stazione Trastevere.
Accusato in passato di “familismo” da parte di altri componenti dei 5 Stelle romani (sua moglie Giovanna Tadonio era stata nominata assessore nella vecchia giunta del Municipio III, territorio di residenza del presidente dell’Assemblea Capitolina, caduta lo scorso anno per contrasti politici interni alla maggioranza, mentre sua sorella Francesca nel 2018 era stata eletta al Consiglio regionale del Lazio con i pentastellati), De Vito è fuori dal Movimento.
Lo ha espulso direttamente dal vicepremier Luigi Di Maio, ed è al momento sospeso da presidente dell’Aula capitolina e sarà presto sostituito da Virginia Raggi che si è detta infuriata e sorpresa.
“I nostri rapporti – ha detto in sindaco – sono rapporti d’aula, non sono assolutamente la sua ombra. Stiamo lavorando il più velocemente possibile alla sua sostituzione. Il mio mandato è rimettere a posto le cose, abbiamo ancora due anni pieni”. Quanto allo stadio, “se si fa – ha aggiunto la prima cittadina – deve essere fatto bene. Sto facendo fare degli accertamenti per capire se ci sono state anomalie procedurali”.
Agli arresti domiciliari sono finiti l’architetto Fortunato Pititto, legato a Statuto, e Gianluca Bardelli, commerciante d’auto e titolare di una concessionaria. A fare da intermediario delle operazioni illecite sarebbe stato l’avvocato Mezzacapo, che avrebbe a sua volta interagito con De Vito per ottenere provvedimenti amministrativi favorevoli alla realizzazione dei progetti che stavano a cuore degli imprenditori.
Il denaro consegnato o promesso ammonterebbe a quasi 400 mila euro. Secondo alcune intercettazioni telefoniche e ambientali, le persone coinvolte nell’indagine sapevano di dover sfruttare al massimo i due anni che rimangono (con i Cinque Stelle al governo nazionale con la Lega e e alla guida dell’amministrazione capitolina) per sfruttare questa eccezionale “congiunzione astrale” paragonabile all’allineamento della cometa di Halley.
Lo stesso De Vito sarebbe stato impaziente di dividere il bottino dei soldi erogati dai costruttori (“distribuiamoceli questi”) ma veniva stoppato dallo stesso legale: “Adesso non mi far toccare niente, lasciali lì… quando tu finisci il mandato. Per finirlo, ci restano due anni Marce'”. Un sogno che non si potrà piu’ avverare.
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