In Italia si riduce il contributo alla natalità dato fino a questo momento dai cittadini stranieri. Negli ultimi 6 anni – secondo il rapporto Istat su natalità e fecondità del 2018 – sono diminuiti (quasi 11 mila in meno) i nati con almeno un genitore straniero che, con 96.578 unità, costituiscono il 22% del totale dei nati e registrano una riduzione di oltre 2.600 unità solo nell’ultimo anno. Questo calo è imputabile quasi esclusivamente ai nati da genitori entrambi stranieri: scesi per la prima volta sotto i 70 mila nel 2016 (69.379), sono 65.444 nel 2018 (14,9% sul totale dei nati), quasi 2.500 in meno rispetto al 2017.
L’Istat rileva che le cittadine straniere residenti, che finora hanno parzialmente riempito i ‘vuoti’ di popolazione femminile ravvisabili nella struttura per età delle donne italiane, stanno a loro volta ‘invecchiando’: la quota di 35-49enni sul totale delle cittadine straniere in età feconda passa dal 42,7% del primo gennaio 2008 al 52,7% del primo gennaio 2019. Questa trasformazione è conseguenza delle dinamiche migratorie nell’ultimo decennio.
Al primo gennaio 2018 risiedono in Italia circa 1 milione e 345 mila stranieri che hanno acquisito la cittadinanza italiana. Le donne sono quasi 757 mila (56,3% del totale) e oltre la metà (circa 389 mila) ha un’età compresa tra 15 e 49 anni. Le donne di origine marocchina sono 84 mila, quelle di origine albanese oltre 82 mila e quelle di origine rumena quasi 53 mila. Nel complesso queste collettività rappresentano il 29% del totale delle acquisizioni di cittadine straniere, con quote in età feconda rispettivamente pari a 54,7%, 63,0% e 65,3%.
Sommario
Le comunità più fertili
Al primo posto tra i nati stranieri iscritti in anagrafe si confermano i bambini rumeni (13.530 nati nel 2018), seguiti da marocchini (9.193), albanesi (6.944) e cinesi (3.362). Queste quattro comunità rappresentano la metà del totale dei nati stranieri.
L’incidenza delle nascite da genitori entrambi stranieri sul totale dei nati è notoriamente molto più elevata nelle Regioni del Nord (20,7% nel Nord-est e 21,0% nel Nord-ovest) dove la presenza è piu’ stabile e radicata e, in misura minore, in quelle del Centro (17,5%).
Nel Mezzogiorno l’incidenza è molto inferiore rispetto al resto d’Italia (6,0% al Sud e 5,6% nelle Isole). Nel 2018 è di cittadinanza straniera circa un nato su quattro in Emilia-Romagna (24,3%), quasi il 22% in Lombardia, circa un nato su cinque in Veneto, Liguria, Toscana e Piemonte. La percentuale di nati stranieri è decisamente più contenuta in quasi tutte le regioni del Mezzogiorno, con l’eccezione dell’Abruzzo (10,5%).
Coppie omogame e coppie miste
L’impatto dei comportamenti procreativi dei cittadini stranieri è più evidente se si estende l’analisi al complesso dei nati con almeno un genitore straniero, ottenuti sommando ai nati stranieri le nascite di bambini italiani nell’ambito di coppie miste.
La geografia è analoga a quella delle nascite da genitori entrambi stranieri ma con intensità piu’ elevate: in media nel 2018 ha almeno un genitore straniero oltre il 30% dei nati al Nord e il 25,4% al Centro; al Sud e nelle Isole le percentuali scendono a 9,5% e 8,9%. Le regioni del Centro-nord in cui la percentuale di nati da almeno un genitore straniero è più elevata sono Emilia-Romagna (35,0%), Lombardia (30,9%), Liguria (30,1%), Veneto (29,7%) e Toscana (29,1%).
Considerando la cittadinanza delle madri, al primo posto si confermano i nati da donne rumene (17.668 nati nel 2018), seguono quelli da donne marocchine (11.774) e albanesi (8.791). Queste cittadinanze coprono il 43,1% delle nascite da madri straniere residenti in Italia. La propensione a formare una famiglia con figli tra concittadini (omogamia) è alta nelle comunità asiatiche e africane. All’opposto, le donne polacche, russe e brasiliane hanno più frequentemente figli con partner italiani che con connazionali.
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