Se l’Abruzzo detiene il primato negativo per il gioco d’azzardo, le concause vanno ricercate anche in tragedie come i terremoti dell’Aquila e del Centro Italia e quella di Rigopiano. È l’ipotesi della psicoterapeuta Giada Costantini, esperta delle dipendenze del centro ‘Studi Cognitivi’ di San Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno), intervenuta all’Aquila al convegno “La ‘potenza del talento’ per combattere la ludopatia”.
L’Abruzzo è la regione con la raccolta pro capite più alta d’Italia: ogni giocatore spende ben 1.767 euro all’anno. Un’impennata nel gioco d’azzardo si è registrata in particolare all’Aquila e provincia dopo il terremoto del 6 aprile di dieci anni fa. Il convegno è stato promosso da SkillPower, la piattaforma web di giochi d’abilità, ideata dai giovani aquilani Alfredo Specchio, Pietro De Gregorio e Andrew Rivelli.
“I dati allarmanti sono il risultato di una serie di tragici eventi della nostra regione: dal sisma dell’Aquila del 2009 ai terremoti del 2016 e del 2017, fino alla valanga di Rigopiano”, ha spiegato Costantini, componente del comitato scientifico FeDerSerD Abruzzo-Marche-Molise, che svolge la libera professione a Pescara. “Tutti questi disastri, avvenuti nel giro di pochi anni, hanno lasciato delle crepe emotive nella popolazione, con conseguenze legate alle dipendenze, non solo la ludopatia, ma anche la tossicodipendenza e l’alcolismo, che ogni persona affetta da queste patologie si trascina ancora oggi”.
A L’Aquila una slot ogni 83 abitanti
“Sicuramente”, ha sottolineato la studiosa, “deve preoccupare il fatto che l’Abruzzo sia la regione più colpita a livello nazionale e che l’Italia a livello mondiale è tra le nazioni dove si gioca di più: il 54 per cento della popolazione gioca e tra questi una buona fetta è da considerare patologica, ma l’azione di sensibilizzazione dei cittadini, soprattutto i più giovani, di concerto con leggi ad hoc e una terapia mirata, possono aiutare a combattere questa piaga sociale”.
“L’Aquila detiene un triste primato: nel 2016”, ha ricordato l’assessore alle Politiche sociali dell’Aquila Francesco Cristiano Bignotti, “sono stati spesi mediamente 1.269 euro pro-capite annui, pari a 88,35 milioni di euro se moltiplicati per l’intera popolazione. Ad attrarre i giocatori d’azzardo, spesso veri e propri malati, in particolare c’erano 632 slot in città, ovvero 9,1 ogni mille abitanti e nel 2018 i dati sono addirittura raddoppiati, con una slot ogni 83 abitanti. L’aumento ha riguardato anche i casi seguiti dal Serd (Servizi per le dipendenze patologiche) dell’Aquila, saliti a oltre 100”.
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