Cultura

Il tentativo di armistizio, il piano di arresto dei Savoia, Badoglio e la caccia a Mussolini

AGI – Nell’estate del 1943 il primo abboccamento diretto con gli Alleati per farla finita con una guerra ormai perduta è affidato al marchese Blasco Lanza d’Ajeta, che presta servizio come diplomatico nell’Ambasciata del Regno d’Italia presso il Vaticano. Era stato Vittorio Emanuele III a dare il suo placet affinché fosse inviato il 4 agosto a Lisbona per un contatto con gli inglesi. Nella capitale portoghese aveva mostrato all’ambasciatore britannico Ronald Hugh Campbell una lettera di presentazione firmata da Francis d’Arcy Osborne, ministro plenipotenziario presso la Santa Sede.

Quell’incontro era subito naufragato di fronte all’iniziativa di d’Ajeta di proporre agli inglesi un’alleanza contro la Germania di Hitler, sollecitando uno sbarco nella Francia meridionale oppure nei Balcani in modo tale che la Wehrmacht fosse costretta ad abbandonare l’Italia. Se l’aspetto militare era imbarazzante, quello politico lo era ancor di più. Il marchese si era detto sicuro che il fascismo ormai apparteneva al passato, non c’era alcuna possibilità che si rimanifestasse, e aveva però aggiunto che l’Italia non era immune dalle sirene comuniste.

Gli angloamericani avrebbero quindi dovuto smetterla con i bombardamenti perché a Roma c’era il rischio di una rivoluzione, con la conseguenza che i tedeschi l’avrebbero occupata. Campbell era rimasto a dir poco basito. Non solo d’Ajeta non parlava a nome del governo italiano, cosa che lo avrebbe accreditato per una trattativa, ma il tema del suo intervento era su una specie di alleanza con rovesciamento di fronte, mentre gli angloamericani offrivano solo la resa incondizionata. L’unico risultato di quella missione, oltre l’imbarazzo britannico, era il discredito sul capo del governo Maresciallo Pietro Badoglio e sul capo dello Stato Vittorio Emanuele III.

Sul fronte interno, all’insaputa dei tedeschi Benito Mussolini è tenuto prigioniero sull’isola di Ponza, la sua famiglia è sotto sorveglianza alla Rocca delle Caminate a eccezione del figlio Vittorio che è invece riparato subito in Germania. All’ex Duce vengono fatti recapitare due bauli con biancheria di ricambio, viveri che integrano le scarse razioni della tessera annonaria di cui è stato prontamente dotato, una fotografia del figlio scomparso Bruno e diecimila lire: i contanti sono stati consegnati personalmente dalla moglie Rachele all’ispettore Saverio Pòlito, già dirigente dell‘Ovra e capo della polizia militare del comando supremo, responsabile della custodia del prigioniero; questi in automobile, il 2 agosto, ha compiuto su di lei approcci osceni che gli varranno una condanna nella Rsi che a fine guerra saprà volgere a suo favore come riprova di antifascismo.

A Ponza, comunque, nonostante le stringenti misure di sicurezza, la presenza di Mussolini è di dominio pubblico. Lo spionaggio di Kappler viene allertato dall’intercettazione di una lettera spedita da un carabiniere alla fidanzata dove parla esplicitamente del prigioniero, ma all’indizio non si dà subito seguito perché il Feldmaresciallo Erwin Rommel ha informato Hitler che da fonti attendibili ha saputo che Mussolini si trova in custodia a bordo di una corazzata. Quando la falsa pista viene abbandonata è ormai troppo tardi.

Il 6 agosto Badoglio convoca una riunione segreta alla quale prendono parte il questore Polito, il capo della polizia Carmine Senise e il ministro di Supermarina Raffaele de Courten, per decidere dove trasferire Mussolini, perché Ponza non è più sicura. Hitler nel frattempo, il 5 agosto, ha congelato il Fall Schwarz, ovvero il piano di arresto della famiglia Savoia, di Badoglio e del governo italiano che lui chiama sprezzantemente «la cricca dei traditori»: il Feldmaresciallo Albert Kesselring ne aveva prefissato il 2 agosto l’operatività per il 6 anche se era ormai sfumato l’effetto-sorpresa. Il Führer è totalmente concentrato sul Fall Eiche, che deve invece portare alla liberazione di Mussolini e alla rinascita del fascismo. Nella notte del 6 agosto l’ex Duce viene svegliato all’improvviso e portato via da Ponza. La destinazione, lo si saprà solo all’alba, è l’isola della Maddalena.

La caccia continua. 

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