Oltre duecento anziani ospiti di due case di riposo sottoposti al test sierologico per valutare la presenza di anticorpi che attestino la positività al coronavirus.
Succede a Robbio, piccolo comune del bresciano, dove il sindaco Roberto Francese, 35 anni, ha deciso di effettuare uno screening di massa su base volontaria dei 6 mila concittadini perché, dice all’AGI, “sono stanco di vedere morire gente in casa, in particolare è inaccettabile che gli anziani muoiano soli tra le sofferenze”.
È la prima volta che nelle residenze per anziani si cerca di individuare se e quanto il Covid19 sia penetrato nella struttura. Racconta il sindaco che “Ivano Morelli, il medico responsabile delle due case di riposo del nostro territorio gestite da fondazioni private con la partecipazione del Comune nel consiglio di amministrazione, ha effettuato prelievi a tutti, non solo agli ospiti, ma anche agli inservienti e gli operatori che ci lavorano. L’iniziativa è stata loro, noi gli abbiamo messo a disposizione il laboratorio privato di analisi. Avremmo fatto volentieri i tamponi ma sul mercato non si trovano”.
“I prelievi sono stati eseguiti tutti dal medico, a partire dalle 5 del mattino, per evitare contaminazioni di persone da fuori, noi gli abbiamo fornito i campioni”, spiega Francese. Nella giornata di mercoledì sono stati sottoposti al test i volontari del 118, uomini e donne delle forze dell’ordine, infermieri e medici, “tanti arrivati da fuori regione perché non gliel’hanno mai fatto”, i vigili del fuoco volontari, a tutti loro è stata data la priorità.
“Poi è stata la volta dei cittadini nel Palasport e ora tante persone malate chiuse in casa che non hanno sintomi ma non sanno se hanno il virus. Gli operatori del laboratorio vanno casa per casa, è una cosa lunga. Mercoledì in tutto sono state esaminate circa 250 persone. Domani procediamo con Robbio e dopodomani andiamo nei comuni limitrofi che hanno deciso di aderire alla nostra iniziativa, così non facciamo spostare i residenti ed evitiamo occasioni di contagio. Sempre domani, gli operatori vanno in due aziende del territorio, dove il datore di lavoro lo paga a tutti i dipendenti. L’obiettivo è farlo a chi vuole, non costringiamo né invitiamo nessuno. Abbiamo pubblicizzato l’iniziativa sui social e col passaparola, non sui canali ufficiali”.
Tra le finalità, “in base ai nostri dati, che per ora sono gli unici, c’è quello di fornire il plasma dei pazienti che hanno superato l’infezione al Policlinico di Pavia. Vediamo dal punto di vista burocratico come passargli i dati, la gente ha comunque firmato la liberatoria. Il plasma può aiutare a guarire”.
Sulla possibilità annunciata ieri dall’assessore regionale Giulio Gallera di fare un analogo screening sierologico a giugno, Francese, al secondo mandato con una lista civica “senza appoggio di partiti”, dice: “Con calma…la gente sta morendo adesso. È deprimente vedere che la gestione più ricca d’Italia è il fanalino di coda nella gestione dell’emergenza. Quando i malati vengono portati via con la crisi respiratoria è troppo tardi, le cure vanno iniziate nei primi sette giorni. Non sopporto che uno Stato condanni gli anziani a morire. Non dico di portarli tutti all’ospedale, ma almeno di curarli a casa. Il test serve proprio a questo: a capire chi sono i positivi che lo dicono al 112 che deve portarli via”.
Al momento, a Robbio ci sono 27 persone positive e si contano 4 morti, “ma le cifre sono al ribasso, tanti sono deceduti per il virus senza che ne venisse acclarata la positività. Negli ultimi due giorni, l’Ats ci ha chiamati chiedendo il nome di due cittadini che non trovavano da cui erano stati contattati in precedenza. Ho risposto che erano già stati seppelliti da giorni”.
Francese racconta un episodio di pochi giorni fa: “Ho chiamato il 118 perché c’era un anziano per terra, in strada. Saputa l’età e le patologie pregresse, non l’hanno caricato. Sono poi venuto a conoscenza che una settimana dopo è stato ricoverato con una forte crisi respiratoria. Nel frattempo aveva mantenuto contatti con diverse persone, tra cui la moglie e la badante, che sono venute a contatto con l’infezione. Questo è proprio quello che vogliamo evitare coi nostri test”.
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