Cronaca

Il Russiagate della Lega è tutto un fake di pessima qualità, dice Eduard Limonov

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RAMIL SITDIKOV / SPUTNIK

Eduard Limonov

Cui prodest? A chi giova lo scandalo del presunto denaro russo alla Lega? “Giova alle forze contro il rinnovamento in Italia. Bene o male che sia, Salvini è una forza nuova”. Secondo lo scrittore e politico russo Eduard Limonov, intervistato da Repubblica per l’edizione cartacea, diventato una celebrità grazie alla biografia romanzata confezionata da Emmanuel Carrère, ma anche fondatore del Partito nazional bolscevico, oggi fuorilegge, creatore della “bandiera nazista ma con falce e martello al posto della svastica, insieme ad Aleksandr Dugin, il politologo russo con cui Gianluca Savoini avrebbe trattato per ottenere finanziamenti per la Lega”, il Russiagate della Lega “è tutto un fake di pessima qualità”.

Anche perché “Matteo Salvini non era presente a questo presunto incontro all’hotel Metropol, quindi non gli si può rimproverare nulla. I tre russi potrebbero essere chiunque, persino specialisti delle prese in giro…”.

Secondo Limonov “attorno ai politici girano sempre dei ‘ragni’, personaggi-ombra, agenti dei servizi segreti. Un politico deve stare attento a chi incontra. Io cerco sempre di avere un dossier sulle persone che mi tocca incontrare. A chi non ha tanta esperienza in politica, possono capitare incidenti del genere”. E così si potrebbe anche spiegare in qualche modo come è potuto uscire l’audio con la registrazione delle conversazioni tra gli affaristi all’Hotel Metropol.

La corrispondente da Mosca del quotidiano romano chiede poi a Limonov se è per caso a conoscenza del fatto che il politologo russo Aleksandr Dugin ha incontrato più volte Savoini, il presidente dell’associazione Lombardia-Russia, indagato per corruzione internazionale e fotografato in più occasioni accanto al leader della Lega. E Limonov risponde con un’altra domanda: “E che importanza ha se si sono visti? (…) Che c’è di strano se Dugin è interessato alla Lega? Conosce benissimo l’italiano per cui non c’è niente di strano nel fatto che abbia contatti con politici italiani”.

Ma è giusto, insiste la giornalista, considerare Dugin come “l’ideologo di Putin” come viene definito in Occidente? Che rapporto c’è tra i due? Limonov sembra quasi sbuffare: “Quello che si dice in Occidente non mi interessa affatto. I complottisti vedono nemici in ogni cespuglio. È una malattia. Sono sicuro che Dugin e Putin non si siano mai visti. Aleksandr Gelievich è uno studioso puro. Parla cinque lingue e ne legge nove. È un ‘uomo da libro’, lo definirei così. Tutte le sue iniziative in politica però di solito sono un fallimento”. Poi un giudizio sulla politica italiana, “diventata una cosa vergognosa, simile alla politica russa. Fruga nel gossip”.

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KIRILL KALLINIKOV / SPUTNIK

Eduard Limonov

Quanto all’asse tra Lega, Fpö in Austria, Afd in Germania, l’ex Fn Francia di cui Savoini parla nell’audio divulgato pochi giorni fa, Limonov ritiene che si voglia “creare una sorta di Internazionale degli euroscettici” in quanto alle recenti elezioni parlamentari europee “hanno guadagnato voti. Tutto cambia: il vecchio non si vuole arrendere, il nuovo vuole vincere. Io sto sempre con il nuovo”. Però anche Marine Le Pen ha ricevuto soldi da una banca russa, fa notare la giornalista, possibile che dunque anche i suoi vengano finanziati da Mosca? Limonov ritiene di no. “Sono cauti, sanno che sarebbe rischioso. Gli basta che la borghesia abbia capito che sono il futuro. Salvini di certo ha un futuro. Milano è una città ricca, si vede che lì la gente ha i soldi. Gli basta, a che gli servirebbero i soldi del Cremlino? Il denaro è dappertutto, non solo qui”.

Poi su BuzzFeed che ha pubblicato l’audio dice che “è una testata screditata”. “Tradotta alla lettera, vuol dire ‘nutrirsi di voci’. In passato ha pubblicato articoli sul Russiagate smentiti dallo stesso Robert Mueller. Come si può prenderla sul serio?” si chiede Limonov

Intanto la Repubblica scrive anche che nella mattinata di ieri “siamo stati contattati” da un avvocato che ci ha proposto di entrare in contatto con un altro avvocato, Gianluca Meranda. Lo abbiamo contattato. L’avvocato Meranda sostiene di essere il “Luca” delle intercettazioni al Metropol e di essere sorpreso dal clamore suscitato da quell’incontro. Si è proposto di inviare una lettera a la Repubblica in cui racconta “cos’è accaduto in quel vertice” a Mosca e di essere ora pronto a rispondere ai giudici. Dice Merenda: ho partecipato alla riunione del 18 ottobre 2018 a Mosca “in qualità di General Counsel di una banca d’affari anglo-tedesca debitamente autorizzata al c.d. commodity trading ed interessata all’acquisto di prodotti petroliferi di origine russa” ma “come spesso accade in questo settore, e nonostante gli sforzi delle parti, la compravendita non si perfezionò” si può leggere nella lettera.

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