Nuovo terremoto tangenti nel nord Italia. 43 persone sono state arrestate per corruzione e turbativa d’asta dalla procura di Milano. La vasta operazione coinvolge le province di Milano, Varese, Monza e della Brianza, Pavia, Novara, Alessandria, Torino e Asti.
Tra i politici coinvolti anche il consigliere comunale di Milano Pietro Tatarella, candidato di FI alle Europee, e il sottosegretario azzurro della Regione Lombardia Fabio Altitonante, anche lui di Forza Italia. Fra i nomi emersi anche quello di un esponente influente di Forza Italia a Varese, Gioacchino Caianiello. Considerato il “plenipotenziario” del partito varesino, Caianiello era già stato accusato nel 2005 e poi condannato definitivamente nel 2017 a 3 anni per concussione, a seguito del rigetto del suo ricorso in Cassazione.
Il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, è parte offesa nella vicenda. A Roma, dove si trova per un evento al Comitato Olimpico, si è rifiutato di commentar l’inchiesta e gli arresti. Il governatore, secondo gli inquirenti, non avrebbe percepito i tentativi di Caianiello e per questo non avrebbe denunciato il fatto.
Un secondo episodio che coinvolge Fontana è però “in corso di valutazione”. “Stiamo valutando la posizione anche perché il socio di studio legale del presidente Fontana, Luca Marisco, ha ottenuto un incarico in Regione e stiamo verificando se questa procedura di gara è regolare” ha spiegato il procuratore Francesco Greco. Le verifiche sono in corso anche riguardo all’entita’ dell’incarico ottenuto da Marsico, già consigliere regionale nella scorsa legislatura e non rieletto.
Un interrogatorio per Fontana è “previsto nei prossimi giorni”. Dati i rapporti di lunga data tra Caianiello e Fontana, che è stato a lungo sindaco di Varese, i pm dovranno verificare se il governatore “sia stato consapevole del tentativo di corruzione”. Secondo la normativa infatti, in quanto amministratore pubblico, sarebbe stato tenuto a denunciare immediatamente, qualora se ne fosse accorto.
“Se qualcuno ha tentato di corrompere un governatore leghista che non si è fatto corrompere sono doppiamente orgoglioso del governatore. Poi chi sbaglia paga” ha commentato il ministro dell’Interno Matteo Salvini.
Secondo il Gip che ha firmato le 12 misure di custodia in carcere, 16 agli arresti domiciliari, 3 all’obbligo di dimora e 12 all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, Altitonante, finito ai domiciliari, “è perfettamente inserito nel sistema illecito” e non esitava “a chiedere ‘favori’ e ad esercitare reiterate pressioni nei confronti di primari vertici della struttura dirigenziale del Comune di Milano, approfittando della sua influenza politica e delle sue passate esperienze di amministratore”.
L’indagine getta un’ombra anche sulla gestione del dopo Expo milanese. Secondo il Gip è “allarmante” la modalità con cui Altitonante potrebbe gestirla, in veste di assessore alla “Rigenerazione e sviluppo dell’Area ex Expo” che, come intuibile, coinvolge interessi economici di portata milionaria. Un ‘affare’ rispetto al quale Pietro Tatarella (anche lui arrestato, ndr) nel corso di una conversazione ha mostrato il suo vivo interesse.
Il ruolo di Tatarella sarebbe stato quello di aiutare l’imprenditore Franco D’Alfonso, anche lui arrestato, “a muoversi nei paludosi mondi che spesso accompagnano la vita politica”. Tatarella, “in virtù dei suoi rapporti politici, sa chi deve essere finanziato, chi è corruttibile, aiuta e assiste con continuità D’Alfonso, gli suggerisce, se del caso, di prestarsi ad operazioni di ‘triangolazione’ per erogazioni liberali, quale quella di Luigi Patimo, che si possono rivelare doppiamente vantaggiose”.
“Il piano del giovane imprenditore è chiaro – spiega il gip -, sfruttare la campagna elettorale in corso per ‘mettere le basi’ dell’espansione commerciale della sua società. Le sue mire non sono limitate alle gare che sono state monitorate nel corso dell’indagine, ma anche al futuro”.
Dall’ordinanza emergono anche presunti “finanziamenti illeciti a Fratelli d’Italia”. Stando al capo d’imputazione, uno degli arrestati, l’imprenditore Daniele D’Alfonso, “procedeva, in occasione della campagna 2018 per le consultazioni politiche e regionali, a sistematici finanziamenti illeciti a soggetti politici (Fabio Altitonante, Diego Sozzani, Angelo Palumbo, nonché al partito “Fratelli d’Italia“), tutti riconducibili alla coalizione di centro destra che risulterà vincente nelle elezioni regionali e politiche”.
Secondo gli inquirenti sono due i sodalizi criminali, attivi nelle province di Milano e Varese e coinvolgono esponenti politici, amministratori pubblici e imprenditori. Ad alcuni viene anche imputata l’associazione a delinquere di stampo mafioso. L’indagine ipotizza i reati di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio e turbata libertà degli incanti, con lo scopo di spartirsi gli appalti pubblici.
L’associazione mafiosa – sempre finalizzata a corruzione, finanziamento illecito ai partiti, false fatturazione, autoriciclaggio e abuso d’ufficio – è stata contestata a 9 delle 95 persone indagate.
I provvedimenti sono stati emessi dal gip del Tribunale di Milano Raffaella Mascarino su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia diretta da Alessandra Dolci e dai sostituti Procuratori Silvia Bonardi, Adriano Scudieri e Luigi Furno al termine dele indagini condotte dalla Compagnia della Guardia di Finanza di Busto Arsizio (Varese) e dal Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Monza.
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