Cronaca

Il Papa ha dichiarato martire il gesuita che ispirò monsignor Romero

Papa Francesco ha dichiarato martire Rutilio Grande Garcia, un gesuita ucciso dagli squadroni della morte in Salvador alla fine degli anni ’70, la cui testimonianza ispirò l’azione del cardinal Romero. Un comunicato del Vaticano informa che il pontefice ha ricevuto ieri il cardinal Angelo Becciu, prefetto della Congregazione delle cause dei Santi, ed ha autorizzato il decreto riguardante il riconoscimento del “martirio dei servi di Dio Rutilio Grande García, Sacerdote professo della Compagnia di Gesù, e 2 compagni, Laici, uccisi in El Salvador, in odio alla Fede, il 12 marzo 1977″. Il cardinale Oscar Arnulfo Romero venne a sua volta ucciso in Salvador il 24 marzo del 1980 mentre celebrava la messa. Papa Francesco lo ha proclamato santo nel 2018.

Rutilio Grande era nato nel 1928 in una famiglia di umili condizioni nella cittadina di El Paisnal in Salvador. Entrato diciassettenne nella Compagnia di Gesù, fu ordinato sacerdote nel 1959. Tornato nel 1965 da uno stage di studi all’estero, fu destinato al seminario di san Salvador come direttore dei progetti di azione sociale. Per nove anni educò i seminaristi alla convivenza con i poveri e alla condivisione delle loro lotte e delle loro attese, testimoniando così una chiesa che custodisce e ridesta negli oppressi il senso della loro dignità e dei loro diritti come figli di Dio.

Lasciato l’incarico in seminario, assunse la cura pastorale di Aguilares, una cittadina vicino al suo paese natale, dove fu sua cura insegnare a leggere la realtà alla luce della Parola di Dio. Il 13 febbraio 1977, durante una sua predica, aveva detto: “Sono convinto che presto la Bibbia e il Vangelo non potranno più attraversare i nostri confini. Ci lasceranno solo le copertine, perché ogni loro pagina è sovversiva. E credo che lo stesso Gesù, se volesse attraversare il confine di Chalatenango, non lo lascerebbero entrare. Accuserebbero l’Uomo-Dio, il prototipo dell’uomo, di essere un sobillatore, uno straniero ebreo, che confonde il popolo con idee strane ed esotiche contro la democrazia, cioè contro la minoranza dei ricchi, il clan dei Caini. Fratelli, senza dubbio, lo inchioderebbero nuovamente alla croce. E Dio mi proibisce di essere anch’io uno dei crocifissori”.

Erano parole pericolose e non passarono inosservate. Il 12 marzo 1977, mentre si recava a celebrare l’Eucaristia, spararono a lui e ad altri due contadini che l’accompagnavano: Manuel Solórzano, di settantanni, e Nelson Rutilio Lemus, di sedici. Monsignor Romero ricorderà che il martirio di padre Rutilio segnò la sua “conversione” alla causa del popolo salvadoregno.

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