Un semestre e anche di più, praticamente buttato via con “un calo del fatturato di oltre il 90% e il rischio di non guadagnare nulla fino a fine 2020”. E’ questo il quadro che si presenta davanti a chi lavora nel ‘mondo della notte’, quello fatto di concerti, discoteche, festival di musica, intrattenimento di nicchia e al di fuori dei grossi circuiti. Un punto di vista che è stato raccontato all’AGI da Damir Ivic, tour manager, consulente e anche contributor di riviste di settore: uno dei massimi esperti italiani di ‘night culture’.
“Il mondo dell’intrattenimento – spiega – è stato il primo a chiudere, ancora prima dei decreti ministeriali, e sarà con tutta probabilità l’ultimo a ripartire”, eppure in questo momento ‘brancola nel buio’. Un universo variegato e in fermento, dove le figure professionali che rischiano di sparire a causa della crisi economica consecutiva all’epidemia Covid-19 sono molte: oltre ai proprietari dei locali, ci sono gli organizzatori, gli artisti, i manager, i tecnici del palco, i tecnici del suono, gli addetti alla logistica, i grafici, e chi si occupa di comunicazione. Insomma un’intera filiera di professionisti, la maggior parte dei quali con partita Iva, che non riceverà compensi a causa dell’annullamento degli eventi.
“L’Italia, nel quadro europeo, non e’ affatto un mercato secondario”, spiega Ivic all’AGI. Anche da noi, infatti, il concetto di discoteca anni ’70-’80-’90 e’ solo una parte, un po’ retro’, del mondo della notte. Avanza invece la fruizione di “musica house ed elettronica nei festival”, come il Kappa-FuturFestival di Torino, che si tiene solitamente a luglio, e il Nameless in provincia di Lecco, che prevede di solito tre palchi per 72 ore di musica a giugno. “Eventi che raccolgono circa 60-70 mila persone ad ogni edizione”.
Sulla loro realizzazione quest’anno non c’e’ alcuna certezza, ne’ l’annullamento e’ stato ancora “formalizzato”, anche perche’, in assenza di una legge apposita, gli organizzatori, “qualora cancellassero l’evento dovrebbero corrispondere l’intero cachet all’artista”, con perdite enormi. Serve dunque una pezza d’appoggio legislativa per procedere. Le paghe di artisti di fama internazionale e conosciuti dagli amanti del genere, come Ricardo Villalobos (solo per citarne uno), peraltro, “per le date italiane sono spesso piu’ alte perche’ la domanda da noi e’ grande”. Si tratta – specifica l’esperto – di un pubblico “diverso da quello della discoteca tradizionale, giovane e con una certa cultura musicale”, ma soprattutto “interconnesso, se si pensa che il 45% dei partecipanti a questo tipo di festival viene dall’estero”; magari dopo aver partecipato ad eventi globali come il Tomorrowland in Belgio.
Sul destino del settore “non sono ancora arrivati segnali dalla politica, mentre in questo momento una mediazione sarebbe fondamentale”, prosegue Ivic, mentre “ad esempio in Portogallo si sta gia’ pensando a un piano di ripresa“. Quanto al futuro, i pareri nel mondo della musica dal vivo sono discordanti: le previsioni piu’ pessimistiche, soprattutto di grossi player, sono di non poter ricominciare prima di dicembre: “Io sono piu’ ottimista e spero che per settembre-ottobre, si possa riprendere a lavorare”, racconta Ivic. Andra’ comunque considerato che il consumatore sara’ molto piu’ prudente e spendera’ meno. Nel frattempo ci vorra’ creativita’ per reinventarsi: “Credo che la fruizione online si professionalizzera’. Gli eventi diventeranno a pagamento, ma saranno anche realizzati – a differenza che in questo periodo di emergenza – con riprese di alta qualita’, audio adeguati e con sponsor che supporteranno gli eventi”. Una sorta di pay per view del clubbing che traghettera’ il divertimento verso il futuro.
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