Antonio Megalizzi / Facebook
Antonio Megalizzi
A ventinove anni Antonio Megalizzi, ‘il Mega’ per gli amici, si batteva per unire le due grandi passioni della sua vita, l’Europa e il giornalismo, mettendo nel lavoro tutto il suo contagioso entusiasmo. Quel sogno si è spento il 14 dicembre 2018, pochi giorni dopo la strage di Strasburgo in cui Antonio era stato colpito dai proiettili di un estremista islamico. Non si è spenta però la sua memoria di ragazzo vitale, un ‘trentino di sangue calabrese’, dolce e ironico con passioni intense: la famiglia, l’amore per la ‘sua’ Luana, ma anche la radio, i tanti progetti, la passione per la conoscenza e la scrittura.
Non si è spenta e non si spegnerà anche grazie a un libro, scritto da Paolo Borrometi, giornalista, vicedirettore dell’Agi e presidente dell’associazione Articolo 21. Libro che si intitola ‘Il sogno di Antonio” – storia di un ragazzo europeo – in libreria per Solferino (editore per il quale ha anche scritto ‘Un morto’). “Antonio ne aveva tanti, di ideali e di sogni”, scrive Borrometi nell’introduzione. “E non sognava a occhi aperti, lui non era un ingenuo. I suoi non erano di quei sogni che si dissolvono al risveglio. Faceva sogni concreti, lui, e non dava mai nulla per scontato. Lui che era sempre di corsa, lui che non aveva mai tempo, lui che viveva intensamente, lui che non vedeva l’ora di crearsi una famiglia. Lui che mentre certa politica con i suoi toni perentori cerca di convincerci che l’Europa è ‘brutta e cattiva’ e il mondo un luogo insicuro, da riempire di porte, di muri e di confini, credeva invece moltissimo in un futuro aperto, senza barriere, e nel progetto europeo. Era il suo sogno, e va difeso. Così potrà continuare a fare cose per noi, a lottare e a vivere, proprio come non ha mai smesso di farne Giulio Regeni, il ricercatore italiano dell’Università di Cambridge ucciso in Egitto nel 2016, che ancora aspetta giustizia”.
Borrometi raccoglie in questo libro gli scritti di Antonio e le testimonianze dei genitori, della sorella e della fidanzata, per continuare a far vivere le sue passioni e l’esempio ideale di un giovane italiano. Una storia inedita che è anche un manifesto dell’impegno sociale e democratico al di là di ogni muro. Aggiunge il vicedirettore dell’Agi: “Antonio Megalizzi era un ragazzo semplice, normale: questo voleva essere. Non gli sarebbe piaciuto che qualcuno scrivesse un libro per commemorarne la memoria rendendolo un martire o un eroe. E nemmeno diventare simbolo di chissà quale ‘meglio gioventù’ trasformandosi in una figura stereotipata e lontana, Antonio non lo avrebbe mai voluto. Per questo non ho scritto un libro su di lui, ma un libro per lui”.
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