Minichiello / AGF
Simone Pillon senatore della Lega
Archiviato. Sono stati sufficienti 130 caratteri su Twitter per mandare in soffitta il disegno di legge Pillon che voleva riscrivere le norme su affido condiviso, mantenimento diretto e garanzia di bigenitorialità. La ministra Pd per le pari opportunità, la famiglia e le disabilità, Elena Bonetti, twitta: “Se mi hanno lasciato nel cassetto una copia del ddl Pillon? Non mi sono informata ma per quanto mi riguarda resterà nel cassetto”. Poche parole che segnano con evidenza la netta discontinuità con il precedente governo gialloverde e che di fatto servono ad accantonare il provvedimento del leghista Pillon, uno degli organizzatori del Family Day.
Se mi hanno lasciato nel cassetto una copia del ddl #Pillon? Non mi sono informata ma per quanto mi riguarda resterà nel cassetto. pic.twitter.com/XQnSIlO42q
— Elena Bonetti (@bonettiele) September 16, 2019
Un testo che già nei 15 mesi di governo M5s-Lega aveva sollevato le contestazioni da parte di avvocati, psicologi e operatori che si occupano di famiglia e minori, ma anche dei centri antiviolenza e dei movimenti femministi che erano scesi in piazza per stoppare l’iter del ddl in commissione Giustizia a Palazzo Madama.
L’ultima manifestazione contro, il 23 luglio scorso proprio quando la II commissione del Senato aveva rinviato la discussione del provvedimento a settembre, a causa dello scontro sempre più acceso tra Lega e Pd, allora ancora forza di opposizione, spalleggiati comunque già dai 5 Stelle che avevano definito il ddl Pillon superato, chiedendo che venisse scritto un nuovo testo base.
E del resto anche in precedenza, nel mese di aprile, il 5 stelle Vincenzo Spadafora nel suo ruolo di sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega alle Pari opportunità, aveva affermato che il testo non sarebbe mai arrivato in Aula.
Ma la crisi d’agosto ha travolto gli equilibri di governo e i dem, oggi alleati di governo dei pentastellati, hanno subito voluto far capire che quel provvedimento “resterà nel cassetto”, per usare le parole della ministra. E la nuova manifestazione, in programma a Roma il 28 settembre, era stata sospesa proprio a causa della crisi di governo.
Ma a questo punto è prevedibile che non ci siano più le ragioni per scendere in piazza a contestare un provvedimento che non vedrà più la luce. Tra i punti più contestati del controverso ddl c’erano la mediazione familiare obbligatoria, la parificazione del tempo trascorso con i figli e il piano genitoriale criticato per la sua rigidità, l’abolizione dell’assegno di mantenimento per il genitore presso cui il minore risiede; poi erano previste anche novità sulla gestione della casa di famiglia.
Infine, secondo le associazioni che si occupano di violenza maschile sulle donne, uno dei problemi del ddl Pillon era che si cercava di cancellare le denunce di violenza domestica.
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