“Rilassante” e “Decomprimente”. Sono i commenti raccolti dal New York Times al centro di riabilitazione Rusk della NYU Langone a Manhattan, mentre un gruppo di pazienti era alle prese con la sistemazione di steli di bambù in un vaso. Si tratta della cosiddetta “Terapia Orticola”, giardinaggio in pratica, che aiuta i pazienti ricoverati a rendere più rilassante e veloce il loro recupero.
Sono numerosi gli studi che dimostrano come occuparsi delle piante abbia, scientificamente, un riflesso positivo su un paziente, ma ben prima che questi studi vedessero la luce, e parliamo addirittura del Medioevo, i giardini erano utilizzati al solo e semplice fine del rilassamento; Benjiamin Rush, uno dei firmatari della Dichiarazione d’Indipendenza americana, già ai tempi scriveva degli effetti curativi del giardinaggio.
Dopo la prima guerra mondiale veniva utilizzato come metodo per riabilitare i veterani affetti da Disturbo da stress post-traumatico; negli anni ’60 invece entra nelle carceri femminili statunitensi come inizio del percorso riabilitativo. Nel 1973 viene fondata l’American Horticultural Therapy Association, un’organizzazione senza scopo di lucro, come si legge nella presentazione offerta dal sito ufficiale, la cui missione è promuovere la Terapia orticola come intervento terapeutico e modalità riabilitativa.
“È una pratica molto spirituale – dice la signora Bloomberg, un’ex pubblicitaria che ha lasciato tutto per occuparsi a tempo pieno della terapia orticola – Quando sei in ospedale, ci si concentra sul corpo, ma ci sono altre parti di noi delle quali dobbiamo ricordarci”, e aggiunge: “Cerco di concentrarmi sulle parti che potrebbero essere dimenticate”.
In questo momento però l’American Horticultural Therapy Association, che nonostante sia stata fondata negli Stati Uniti accoglie affiliati da tutto il mondo, non versa in condizioni ottimali, le iscrizioni si aggirano intorno alle 500 unità, questo dovuto, secondo Candice Shoemaker, professore di orticoltura e terapia orticola alla Kansas State University, al fatto che il giardinaggio viene considerata un’attività abbastanza accessibile e molte psicoterapie la includono nel loro percorso. Non con una formazione adatta, secondo Leigh Anne Starling, Presidente dell’Associazione, che infatti punta proprio sul riconoscimento della pratica (e dei praticanti) in maniera ufficiale.
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