“In ogni vita la pioggia deve cadere, ogni epoca ha le sue piogge emotive. Occorre fare i conti con il dolore, e sui temporali vanno costruiti rapporti solidi di presenza e fiducia”. A parlare con AGI è Leo Gullotta, attore, in scena dal 26 al 28 gennaio al Teatro Parioli di Roma insieme a Fabio Grossi con “In ogni vita la pioggia deve cadere”.
Lo spettacolo è stato scritto da Grossi che ne cura anche la regia, nel 2004. In scena ci sono due attori, due vite che sono una vita. “E’ una storia di coppia, di qualsiasi composizione essa sia – spiega l’artista – una coppia che vive insieme da anni, omosessuale. Ma questo è solo un dettaglio. è una storia normalissima, dentro una cosa normalissima. Una storia che parla di rispetto. Può essere una coppia qualunque”. La verità, sottolinea Gollotta, “è che oggi il pubblico va strattonato dal suo torpore, dall’abitudine all’indifferenza. Ecco questo testo, nella sua, fra virgolette, semplicità di vita di tutti i giorni come qualsiasi famiglia e coppia che vive insieme da tanti anni, racconta il rispetto, la vita, l’amore, la delicatezza, l’accoglienza. E pone l’accento sul fatto che ci si deve sempre battere per i diritti“.
E parlando di diritti, Gullotta sottolinea che a suo avviso, “su questo tema non c’è da stare tanto tranquilli: le cose che vedo non mi fanno stare sereno questo è poco ma sicuro. Un pericolo lo ravviso ovunque. C’è un verso e proprio assalto, no c’è rispetto per l’uomo ma soprattutto per le donne. Contro di loro prevale il linguaggio d’odio. E questo succede perchè non si fanno conti con il passato politico. Sereni non siamo insomma”. Secondo Gullotta, gli uomini devono “essere vicini alle donne: ci sono parole maschili scagliate come pietre contro figli, mogli, sorelle, madri e compagne – spiega – Da qui parte tutta la catena tossica che poi porta allo stupro, al femminicidio”.
Lo spettacolo è in scena da circa due mesi e sta avendo grande riscontro di pubblico. “Alla fine vediamo gli spettatori con i fazzoletti in mano – dice ancora Gullotta – Il pubblico, del resto, ha bisogno di tirare fuori i propri fantasmini… A Roma siamo di passaggio. Il teatro, nella Capitale, da quanto ho capito, soffre: ci sono realtà ferme con il Valle, l’Eliseo. E questo è in conflitto con quanto il pubblico vuole e cioè, riprendersi la vita. Le persone sono tornate a teatro e ora anche al cinema. Si è visto che con l’arrivo di film italiani che hanno temi con un senso, arriva il successo. Se la storia è valida va bene. Il tema è tutto. Il pubblico ripeto, vuole riprendersi la vita che rimane meravigliosa nel bene e nel male e quindi quando è in platea, si svegliano i fantasmini che abbiamo nell’anima”.
Leo Gullotta e Fabio Grossi, raccontano quindi la storia di una vita, la vita di due persone che vivono assieme e che si amano. Oggi si potrebbe dire che sul palco c’è una “famiglia arcobaleno”, ma non è cosi perchè questa “etichetta” non è giusta per questo tipo di famiglia: senza figli, solo due persone. Punto focale è la casa, che accoglie questa unione. Due persone di età differente, non la classica tipologia di bellezza, ma persone vere: gioie e dolori, con tanta fantasia.
“Papi e Piercarlo – racconta Fabio Grossi – sono due uomini che svolgono la propria esistenza con tranquillità e serenità fino a che, un giorno, arriva “la pioggia” e questa vita, ideale, viene stravolta. Quando ci sono problemi, non siamo mai preparati ad affrontarli, ma lo si deve fare. La commedia parla di amore, di umanità, di verità, di condivisione”. Attraverso dialoghi, risate, battibecchi: attimi di quotidianità, Gullotta e Grossi, portano gli spettatori ad affrontare la pioggia, metafora di una paura più’ grande. E a capire il valore di chi ci sta accanto.