“La febbre mi faceva arrabbiare, perché non avevo nessun sintomo, sapevo di averla solo perché me la misuravano”, e “la prima notte non ho capito subito cosa stava succedendo, ho telefonato ai miei genitori e pensavano che erano lontani e mi aspettavano…. Sì, un po’ di paura, ma panico mai. Mi sono detto: se vai in panico non risolvi nulla”.
A parlare, in un’intervista al ‘Corriere della sera’, è Niccolò, il 17enne di Grado rientrato sabato in Italia da Wuhan e ora ricoverato allo Spallanzani di Roma, dove e’ risultato negativo ai test sul coronavirus. “Ho pensato di doverla prendere come una lezione della vita” afferma “e sapevo di non essere solo, che un sacco di persone mi stavano aiutando. La seconda volta mi sono arrabbiato, non era possibile, ancora la febbre che io non mi sentivo di avere”.
Niccolò racconta poi il viaggio di ritorno in Italia: “Non è stato scomodo, ero lì disteso sulla barella, chiuso e ho dormito per 10 ore, quasi tutto il viaggio, mi sono svegliato poco prima di atterrare a Pratica di Mare. Diciamo che è stato un po’ surreale, mica ti capita tutti i giorni di essere trasportato in biocontenimento”.
il KC-767A dell’Aeronautica Militare che lo ha riportato in Italia è un volo speciale allestito per garantire il trasporto in bio-contenimento con a bordo personale sanitario specializzato, medici e infermieri dell’Esercito e dell’Aeronautica, coordinati da un team dell’Ospedale “Lazzaro Spallanzani” di Roma. È un’attività svolta da ormai oltre tredici anni dall’Aeronautica e certificata a livello mondiale: il primo intervento, datato 24 gennaio 2006, vide protagonista un velivolo C-130J e a beneficiarne fu un paziente affetto da una grave forma di tubercolosi polmonare resistente ad ogni trattamento farmacologico.
L’Aeronautica Militare ha iniziato a sviluppare dal 2005 la capacità di evacuazione aeromedica, acquisendo sistemi isolatori ATI (Aircraft Transport Isolator). La ‘squadra’ è di regola composta da un Team Leader (ufficiale superiore medico), che ha il compito di coordinare la missione, gestire i rapporti con gli enti civili coinvolti e supervisionare il corretto andamento delle operazioni. Almeno due ufficiali medici (un anestesista ed un infettivologo) sono responsabili della gestione sanitaria del malato mentre sei sottufficiali curano l’assistenza al malato e l’esecuzione delle procedure di trasporto.
Il paziente, durante il trasporto aereo, viaggia all’interno di speciali barelle ATI. Un isolatore è un sistema costituito da un telaio (rigido o semi rigido), da un involucro in PVC (cosiddetto envelope) che permette l’osservazione e il trattamento del paziente in isolamento, da un motore alimentato a batterie che consente di mantenere all’interno una pressione negativa e da filtri ad alta efficienza HEPA (Highly Efficient Particle Air) che impediscono, in entrata ed uscita, il passaggio di micro particelle potenzialmente infette garantendo la sicurezza per gli operatori sanitari che assistono il malato.
Il trasporto aereo in bio-contenimento è una capacità militare, disponibile ad uso e finalità civili (in gergo, “dual use”): è stata sviluppata in coordinamento con i ministeri della Salute, dell’Interno e degli Esteri, nonché con la Protezione Civile, responsabili del trasporto di terra del paziente e della gestione delle operazioni di emergenza sanitaria in ambito nazionale.