Sabato notte potrebbe finire l’ultima ora legale della storia, perlomeno nei paesi dell’Unione Europea. L’idea già da tempo gira dalle parti di Bruxelles, ma l’esposizione del presidente Jean-Claude Juncker fa sospettare che stavolta le intenzioni siano decisamente più serie: “La gente vuole questo e lo faremo”.
Alla base della scelta diversi sono gli aspetti da analizzare. Il primo è quello economico: l’ora solare permette di rimandare di un’ora l’accensione delle luci, ciò vuol dire un enorme risparmio energetico. Come abbiamo scritto in passato “Terna – la società che gestisce la rete elettrica nazionale – stima un minor consumo di energia elettrica pari a circa 562 milioni di kilowattora, quantitativo corrispondente al fabbisogno medio annuo di circa 200 mila famiglie. Considerando che un kilowattora costa in media al cliente domestico tipo circa 20,62 centesimi di euro al lordo delle imposte, la stima del risparmio economico per il sistema relativo al minor consumo elettrico nel periodo di ora legale per il 2018 è pari a 116 milioni di euro”. Quindi risparmio energetico, che ci interessa tradurre in risparmio economico, entrambi comunque non indifferenti.
La seconda motivazione che spingerebbe ad eliminare definitivamente l’ora legale sarebbe più che altro di natura medica. I Paesi del Nord scongiurano l’Unione Europea da anni per essere salvati da quella che il Guardian ha chiamato “depressione invernale”, sindrome della quale soffre tra il 2 e l’8% della popolazioni scandinava. Studi approfonditi hanno stabilito che, come Agi scriveva tempo fa, “oltre ad essere demotivate, le persone presentano vari sintomi che vanno dal bisogno di dormire tantissimo al desiderio incontenibile di carboidrati, che li porta poi a mettere su peso. Frequenti sono anche i sintomi opposti: difficoltà a prendere sonno o a fare un sonno rigenerante e perdita di appetito. Spesso confusa con una forma più leggera di depressione, la tristezza stagionale è una diversa espressione della stessa malattia”.
Una questione molto seria insomma, che va ben oltre un semplice malumore. Una commissione parlamentare finlandese ha così avanzato tempo fa una proposta che prevede l’abolizione dell’ora legale partendo da 70 mila firme raccolte da un singolo cittadino. Tutto è in mano all’Unione Europea che difende da sempre la volontà di creare una sorta di “armonia” degli orari su tutto il suolo europeo, obbligando con una direttiva tutti gli Stati membri a introdurla fra il 25 e il 31 marzo di ogni anno e a rimuoverla fra il 25 e il 31 ottobre.
Ma sarebbero diversi gli Stati pronti ad appoggiare Juncker nella sua battaglia: alla richiesta dei Paesi nordici, si sono uniti alcuni Stati membri dell’Est, ma non è stata registrata una maggioranza a favore. Nel febbraio del 2018, l’Europarlamento ha rigettato una proposta in questo senso, sottolineando che numerosi studi scientifici “non sono riusciti a giungere a conclusioni definitive” sui danni del cambio di ora.
All’interno della stessa Commissione di Jean-Claude Juncker c’è una fronda, guidata della commissaria ai Trasporti Violeta Bulc, contraria a modificare le regole in vigore per l’impatto negativo sul mercato interno.
Ma a chi venne in mente per primo l’idea dell’ora legale? Il nome è noto, ed è quello di Benjamin Franklin, uno dei padri fondatori degli Stati Uniti d’America. Fu lui, grande scienziato (fu lui l’inventore del parafulmine), che per primo, mentre si trovava a Parigi, con il suo saggio “Un progetto economico per diminuire il costo della luce”, ipotizzò la creazione dell’ora legale. Ma, come scrive Focus “Il suggerimento di Benjamin Franklin cadde nel vuoto. Fu riconsiderato però a inizio Novecento (1907) da un inglese, William Willett, che propose di attuarlo alla Camera dei Comuni britannica. E siccome in tempo di guerra il risparmio energetico era importante, nel 1916 venne attuato. Non solo nel Regno Unito, ma anche in Italia e in altri Paesi di Europa”.
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