La giornata comincia con la famiglia a bordo dell’ottomobile. La macchina “con otto ruote, otto trombe, otto motori” inventata da Gianni Rodari che spunta sul computer di mio figlio nella prima lezione di ‘scuola in quarantena’. Un esercizio di ortografia spiegato da tre insegnanti online che è soprattutto l’occasione per riempirsi di sorrisi e baci virtuali sulla chat coi compagni di classe e le maestre. Poi vado a farmi un giro Casalpusterlengo col chiodo fisso del liquido per la sigaretta elettronica che, assieme ad Amazon, è la cosa che mi manca più.
Ai posti di blocco l’atmosfera è buona: c’è la possibilità di far passare le cose da e per la zona rossa. Bene, se proprio avessi un desiderio insopprimibile di qualcosa… Me ne vado contento ma subito dopo una scena mi raggela: un anziano viene prelevato da una casa e messo in barella, mentre i vigili del fuoco spruzzano un getto disinfettante ai sanitari che dovranno trasportalo in ambulanza. Mamma mia…
A casa mi rassereno: giochiamo a racchette in cortile coi nonni che mettono il naso fuori per guardarci e poi finalmente facciamo la gita in bici che sogniamo da giorni. C’è tantissima gente, famiglie con neonati, passeggini. Tutti allegri, col solo, piccolo tarlo di non farsi male in nessun modo, né ammalarsi perché nessuno è sicuro che ti vengano a curare col casino che c’è. Stasera tocca ai suoceri preparare la cena: cotolette servite nell’androne. Penso che ci vorrebbe un ottomobile che, come dice Rodari, “con otto piccole modifiche si trasforma in ottovolante”. Per salirci su e tornare a una vita normale.