“Serve un cambio di passo perché lo stallo non è più tollerabile”. Con queste parole il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ha assicurato il massimo impegno ai genitori di Giulio Regeni per accertare la verità sull’uccisione del loro figlio ricercatore nel 2016 al Cairo. Per ora, però, di ritiro dell’ambasciatore italiano non se ne parla.
Nell’agosto 2018, quando era ministro dello Sviluppo economico, Di Maio era volato al Cairo e aveva auspicato “una svolta entro l’anno. La verità su Giulio Regeni va accertata il prima possibile”, aveva detto. Adesso che è ministro degli Esteri ha ricevuto alla Farnesina Paola e Claudio Regeni mostrando loro vicinanza e rilanciando l’azione del governo.
Dopo che a New York, a margine dell’Assemblea generale dell’Onu, aveva incontrato il presidente egiziano, Abdel Fattah al Sisi, il capo della diplomazia ha voluto parlare direttamente alla coppia, per riferire del colloquio e assicurare che intende continuare ad esercitare la massima pressione sulle autorità egiziane: devono chiarire le responsabilità sull’omicidio del giovane ricercatore borsista a Cambridge e anche spiegare come intendano arrestare i responsabili di quell’omicidio.
Il papa’ di Giulio, Claudio Regeni, ha definito l’incontro “molto importante”. Il richiamo dell’ambasciatore, Giampaolo Cantini, dal settembre 2017 al Cairo, sembra però al momento da escludere, dicono fonti del ministero: inasprirebbe i rapporti, innalzerebbe inutilmente il livello della tensione, e anzi toglierebbe dal Cairo un utile canale di comunicazione. Soprattutto in un momento in cui la speranza e’ riposta nell’insediamento del nuovo procuratore generale, Hamada al-Sawi.
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