Trasformare un ‘diavolo’ in un ‘mago’ o chiedere che Cappuccetto Rosso non vada più sola nel bosco per non impaurire i bambini, anche a costo di stravolgere il senso della storia. Una sorta di ‘censura’ alle fiabe, rappresentate in classe, sebbene i testi originali siano ormai entrati nella cultura popolare come la “Regina delle Nevi”, dello scrittore danese Hans Christian Andersen.
O come “La finta nonna” di Italo Calvino. A raccontare il caso è Margherita Cennamo, burattinaia-educatrice che da oltre 15 anni porta nelle scuole di Bologna e del territorio emiliano-romagnolo spettacoli per i bambini.
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Scuole terrorizzate dai genitori
“Ormai le scuole sono terrorizzate dai genitori. Sono loro che dettano l’agenda”, ha lamentato l’artista parlando con l’AGI. “Togliere la paura nelle fiabe, eliminare l’Orco, la Strega – questo il pensiero della burattinaia – equivale a togliere il ‘sale’ alla mia attività. Questo non è utile al bambino perché le fiabe attraverso il contrasto tra l’eroe buono e l’antagonista cattivo, aiutano i più piccoli a gestire la paura”. Prima di conseguire la laurea in Scienze dell’educazione, Margherita Cennamo si è formata a 21 anni in una nota scuola per burattinai a Cervia. Ora lavora per l’associazione culturale “Burattinificio Mangiafoco” con sede a Bologna. “Non è la prima volta che mi capita che una scuola chieda di modificare una fiaba”, racconta.
Fiabe violente per bambini paurosi
L’ultimo episodio in una scuola d’infanzia della provincia di Bologna. La richiesta era di una storia sul Natale. Così la burattinaia ha proposto la fiaba della Regina della Neve, liberamente ispirata al testo di Andersen. “Non c’entra con Frozen vero?” si è preoccupata la maestra, poi rassicurata. Ma dopo aver visionato su Youtube lo spettacolo è arrivata, da parte della scuola, la richiesta di alcune modifiche: il diavolo doveva diventare un mago e la scheggia ‘malvagia’ che, nella fiaba di Andersen, si infila dentro l’occhio del bimbo Kay rendendolo una sorta di automa avrebbe dovuto colpire un dito.
La scuola rinuncia allo spettacolo
“Io – racconta Cennamo – ho risposto che non ero d’accordo. Poi è arrivata un’email in cui la scuola rinunciava allo spettacolo. Mi è dispiaciuto per la modalità arrogante e per questo ho poi raccontato tutto su Facebook. Non ho ancora capito se il timore della scuola sia nato dalle maestre o dai genitori”.
Secondo l’educatrice-burattinaia “ogni bambino vive in un mondo che non è esente dal male. Le fiabe rappresentano un ‘cuscinetto’ tra il bimbo e la realtà”. Un altro esempio di ‘censura’? “Stavo analizzando in classe la fiaba ‘La finta nonna” di Calvino. Ad un certo punto – ha raccontato Cennamo – la bimba si trova di fronte al fiume Giordano che spalanca le acque per farla passare. Mi è venuto naturale fare un richiamo a Mosè ma una maestra mi ha detto: ‘Non farlo perché una bimba ha genitori atei'”.
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